- Sì, sì, vado, vado. Non si arrabbi.
Chissà perché non lo fece accomodare. È completamente svanita, pensò Dario.
Si affacciò il piccolo.
- Ciao, e tu chi sei? – gli domandò.
- Mi chiamo Dario. Sono il destinatario del pacco.
- Ah, stai vincendo?
- Vincendo?
- Sì, il premio. Il tuo amico mi ha detto che è una specie di gioco, una caccia al tesoro, che ci sono degli indizi nei pacchi e che sei contento di riceverli.
- Sì infatti, solo che questo mio amico è rimasto anonimo, e invece siccome mi sta aiutando molto volevo ringraziarlo.
- Ma ho giurato di non raccontarti niente.
- Ti assicuro che non lo saprà. Solo che mi sembra giusto ora che sto quasi per risolvere il mistero dividere con lui.
- Sì, è giusto.
- Allora?
- C’è un problema.
- Quale?
- Io ho molte spese…
- Cosa? – Dario lo guardò sbalordito.
- Sì, sai il gelato, le caramelle, le patatine, il cinema, mi piace andarci tutti i giorni.
- E la scuola? Non devi studiare?
- No, detesto studiare. E poi, chi se ne frega!
- Tanto non c’è nessuno che ti controlla.
- Sì.
- Torniamo a quell’uomo. Ti darò dei soldi, però tu devi parlarmi di lui.
- Va bene, quanto mi dai?
- Dieci euro.
- Trenta o ti arrangi.
- Sei un… – si fermò, stava per dire piccolo delinquente, però non era il caso di litigarci. – D’accordo. Qual è il suo nome?
- Non lo so. Ma te lo posso descrivere. È sempre meglio di niente, no?
Dario stava perdendo la pazienza.
- Non vale tutto quel denaro una vaga descrizione – fece irato.
- No, no, io l’ho visto bene. È alto quanto te. Ha i capelli corti scuri.
- E poi? Gli occhi?
- Aveva sempre gli occhiali da sole.
- È magro, grosso?
- Magro, credo, non lo so, indossa una soprabito marrone.
- Questa è una vaga descrizione! Sono al punto di partenza sbottò. Era davvero stufo dei giochetti di Guido.
- No scusa, qualcuno dei tuoi amici assomiglierà all’uomo marrone!
- È così che lo chiami, l’uomo marrone?
- Sì, è una persona gentile, mi offre sempre qualcosa, non mi dà soltanto i soldi, mi porta al bar e mi fa ordinare ciò che voglio, gelati, caramelle, dolci…
- Che voce ha?
- La voce? Bassa, come se avesse sempre la raucedine. Ma io l’ho capito che è per camuffarsi.
- E l’età?
- Boh, vecchio.
Per i bambini anche le persone di trent’anni sono vecchie.
- Diciamo la mia?
- Più o meno! Insomma un vecchio!
- Che sventura! – Dario era davvero avvilito. – Non riuscirò mai a uscire da questa storia.
- Perché non sei bravo con gli indovinelli.
- Che indovinelli?
- Quelli che ci sono nelle cacce al tesoro. Io non ci ho mai giocato, mi piacerebbe aiutarti. Io sono sveglio, lo dice sempre la nonna. Dai, fammi partecipare!
Guido si attaccò alla giacca di Dario.
- Stai buono – l‘uomo si staccò seccato. Però se ne pentì. In fondo, malgrado il suo atteggiamento sfacciato, era solo un bambino.
- Tu come giochi con i tuoi amici?
- Io non ho amici. Loro… i grandi, i genitori, non vogliono che stiano con me, dicono che sono un pericolo. Ma a me non importa, io sto con le persone grandi che mi trattano bene.
È quello il guaio, pensò Dario.
- Quando avete il prossimo appuntamento?
- Non lo abbiamo, io sto sempre in giro per la strada e lui mi si avvicina e mi dà i pacchi, riesce sempre a trovarmi.
Dario cercò di farsi venire un’idea, non poteva certo aspettare buono buono il prossimo dono, cioè l’ennesima vittima.
- Ti do il mio biglietto da visita, se lo senti chiamami immediatamente.
- Non è sportivo – protestò il bambino, ma si zittì vedendo la banconota da venti euro che Dario gli mise in mano.
L’uomo gli fece una carezza e se ne andò.
Che diavolo avrebbe potuto fare adesso?
Si richiuse in casa a contemplare le pareti. Si sentiva solo e, peggio, indifeso. Non riusciva a pensare a una persona a cui raccontare quella brutta faccenda, – Carmen non era più da prendere in considerazione, era soltanto una ragazzina e poi aveva già i suoi grattacapi – qualcuno con il quale fare il punto della situazione, consigliarsi, discutere, litigare per giungere a una soluzione. O almeno a una scappatoia.
Era quello che avrebbe voluto fare lui, scappare davanti al prossimo messaggio, al prossimo pacco, alla prossima scarpa di ragazza. Far finta che nulla fosse successo, nulla che convolgesse lui e la sua famiglia. Doveva telefonare ai suoi genitori per scoprire se avevano ricevuto qualche strana notizia. Quel pazzo poteva aver tentato di mettersi in contatto anche con loro, però ne dubitava, l’avrebbero già avvertito. Però per levarsi ogni dubbio…
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