Avrebbe voluto dimenticare tutto il mondo anche a costo di essere sempre stanco come in quel momento, tanto stanco da non connettere.

Ma Gianluca lo riportò alla realtà. Gli telefonò per dirgli che aveva avuto un’idea, che aveva provato ad attuarla e che purtroppo non aveva concluso nulla.

Aveva pensato di chiedere a vari farmacisti di possibili acquirenti di medicinali post-trapianto, indispensabili per una persona nelle condizioni dell’omicida, però nessuno in città ne aveva acquistato grossi quantitativi.

- Ne avrà una scorta – concluse il dottore parecchio avvilito.

Si salutarono avviliti in due.

Dario si concentrò sul lavoro, con Carmen c’era il suo amico. La ragazza cominciava a non poterne più di loro due.

Dario era sulle spine. Il killer non si era più fatto vivo, si era aspettato che mancasse poco a un messaggio conclusivo e invece si torturava inutilmente da una decina di giorni.

Povere ragazze, che incubo per loro e i loro genitori. La città era in fermento, non si usciva quasi più la sera e ogni pretesto era buono per scatenare la folla. Anche il giorno precedente un uomo aveva rischiato il linciaggio in un parco, aveva molestato una ragazzina e solo i carabinieri erano riusciti a salvarlo dalla gente inferocita. Tuttavia le indagini avevano appurato che non era il killer, aveva un alibi di ferro per tutti e tre gli omicidi, era in galera.

Gianluca entrò come una furia nella libreria.

- Dario, oh Dio mio, Dario!

- Che succede?

L’uomo era sconvolto, pallido e tremante.

- Che hai?

- L’ha presa, l’ha presa lui!

- Chi? Di che parli?

- Di mia sorella Linda. Stamattina le ho telefonato perché dovevamo pranzare insieme ed era occupato. Sono andato da lei dopo aver riprovato tantissime volte. Sempre lo stesso, occupato. C’era confusione in casa come se avesse lottato con qualcuno. I cuscini del divano erano sparsi dappertutto, una lampada era rotta sul pavimento e il telefono era staccato. Oh, mia sorella, povera ragazza.

- Quanti anni ha? – Dario lo scosse con veemenza.

- Cosa?

- Quanti anni ha?

- Quasi dieci meno di me. È una studentessa universitaria. Ha ventisei anni.

- È stato lui? È questo che vuoi dire? Lui?

- Sì, lui. L’ha presa lui – gridò.

- Ma non puoi esserme sicuro! Potrebbe essere capitato qualche…

- Oh sta’ zitto! E leggi questo.

Gli porse un biglietto.

Dario lo scorse velocemente. La nota scrittura discontinua.

SEI VICINO, COSÌ VICINO. VUOI UNIRTI A ME? IL CUORE DI TUO FRATELLO TI RECLAMA. CI VEDIAMO ALLE 20,00 AL VECCHIO PORTO. MI TROVERAI, NE SONO SICURO. HO FIDUCIA IN TE.

Era una sfida.

- Maledizione, perché mi sono impelagato in questa storia? Per causa mia Linda potrebbe morire. Per non pensare cosa le può fare quel bastardo.

- No, lui non le violenta.

- Ah, è questo dovrebbe consolarmi? Non capisci che è in mano sua, che sarà terrorizzata, non me lo potrò mai perdonare.

- Ma non è colpa tua.

- Già, è tua. Soltanto tua. Tu che mi ha trascinato in questo impiccio, tu che te ne sei infischiato di mettere nei pasticci me e Carmen.

- Non essere ingiusto. Sei stravolto. Forse è meglio che ti vada a prendere qualcosa da bere, di forte.

Lo lasciò solo e andò sul retro. Trasse da uno stipetto una bottiglia di whisky e riempì un bicchiere fino all’orlo.

Gianluca era seduto su una pila di libri e si teneva la testa con le mani. A Dario venne spontaneo di dirgli di alzarsi, ma preferì soprassedere.

- Tieni – gli mise il bicchiere in mano di prepotenza.

Il dottore lo vuotò di un fiato e quasi si strozzò. Poi lo guardò.

- Scusami per prima. Sono stato odioso, ma tu cerca di comprendere.

- Certo, non preoccuparti. Su una cosa però avevi ragione, ho coinvolto troppa gente, ora invece è il momento di agire da solo. Stasera mi recherò da quel bastardo e lo affronterò una volta per tutta.

- Scordatelo, è troppo tardi. Si tratta di mia sorella e non me ne starò buono buono qui ad aspettare che la uccida. E che uccida te. Sarà sicuramente armato, e tu cosa avrai per difenderti? Io posso procurarmi una pistola.

- Lo posso fare anch’io – rispose anche se non sapeva assolutamente a chi rivolgersi.

- Non perdiamo tempo, né come hai detto una volta tu, mettiamo in mezzo altre persone. Io posso essere qui tra poco più di un’ora con l’arma e stasera finalmente chiuderemo questa faccenda. A questo punto pure io ho un conto in sospeso con quel figlio di puttana.