Una voce femminile, ironica. «Paolo, tua moglie vuole parlarti. Te la passo o dico che sei impegnato a fare amicizia con la tua nuova segretaria?»
Sorrise. «Non mi hanno ancora assegnato una segretaria, Giorgia. Puoi ancora farti avanti.»
«Certo. Immagino che debba prima passare un test fisico-attitudinale, vero?»
«Tentar non nuoce.» rispose Paolo.
«Vedremo. Ancora auguri per la promozione. Ciao.»
«Grazie.» disse Paolo e attese che gli venisse inoltrata la chiamata.
«Paolo, amore?»
«Dimmi, tesoro.»
«Niente, volevo solo chiamarti per complimentarmi con te per la tua promozione. Te la sei meritata. E per dirti che ti amo tanto, tanto, tanto.»
«Ti amo anch’io, tesoro mio.»
«Ah, un’altra cosa.»
«Tutto quello che vuoi, cara.»
«Posso chiederti a che ora conti di tornare a casa stasera?»
«Certo che puoi. Verso le dieci. Perché?»
«Dobbiamo festeggiare la tua promozione, no?»
«Ma non abbiamo già festeggiato abbastanza, ieri?»
«Ma come, ti sei già stancato di festeggiare? E poi ho una sorpresa per te!»
«Quand’è così!»
«Alle dieci allora.»
«D’accordo. Ciao, amore.»
«Ciao, ciao, tesoruccio!»
Valeria, la moglie di Paolo, sorrise mettendo giù la cornetta del telefono e controllando l’orologio: c’era ancora tempo per rendere quella serata assolutamente unica!
La tavola era apparecchiata con le porcellane che sua madre le aveva regalato per il matrimonio – a sua volta regalatele dalla nonna, che le aveva avute dalla bisnonna e via dicendo – e le costose posate d’argento, che aveva lucidato una per una, la rendevano luminosa.
Le pietanze, però, erano a dir poco meravigliose.
Sarà un peccato mangiarle!, si disse. Ma, quando immaginò la faccia di Paolo alla vista di tutti i suoi piatti preferiti, sorrise raggiante e batté le mani divertita.
Tornò in cucina.
Sul tavolo, la piccola crostata appena sfornata aspettava di essere completata. La doratura sembrava perfetta e la marmellata di amarene – la preferita di Paolo – emanava un aroma a dir poco estasiante. Prese una bustina di zucchero a velo, la mise nel setaccio da cucina e cosparse leggermente la crostata ancora calda di una leggera brezza di granellini bianchi.
Osservò con cura la sua opera e non vi trovò errori.
Quel dolce sarebbe stato la conclusione perfetta della cena!
Valeria chiuse gli occhi assaporando con l’immaginazione il gusto che avrebbe provato nel guardare suo marito tirarne piccoli ma decisi morsi. E poi, dopo il dolce, sarebbero finalmente andati in camera da letto, e lì…
Aprì la finestra della cucina e l’aria fresca della sera le scompigliò i capelli. Fuori, vide i suoi vicini rientrare per la cena. Mentre posava la crostata sul davanzale, facendo bene attenzione a non farla cadere, Valeria ripensò a tutte le volte in cui suo marito aveva fatto gli straordinari, tornando nel cuore della notte, saltando la cena in sua compagnia e accontentandosi semplicemente di un colloso piatto di pasta riscaldato al microonde.
D’ora in poi sarà tutto diverso!, si disse e, riflesso nel vetro della finestra, vide un lampo d’orgoglio nei propri occhi. La mia vita cambierà da così a così!
«Bene, qui è tutto pronto!» disse alla cucina, un po’ disordinata: ma ci avrebbe pensato dopo.
Guardò l’orologio e vide che aveva ancora molto tempo. Accese la tivù, ma c’erano soltanto squallidi quiz a premi e talk show deprimenti che la obbligarono a spegnerla.
Con speranza osservò di nuovo il quadrante dell’orologio: niente da fare, le lancette parevano essersi congelate. Sbuffò rumorosamente, lasciandosi cadere annoiata sul divano.
Desiderò richiamare Paolo, per sapere se era ancora in ufficio, ma si costrinse a resistere: non poteva mica rovinare quel piano meticolosamente progettato da giorni a causa della sua impazienza!
Si alzò e cominciò a girare per la casa, nervosa. E se non viene? E se lo chiamano per fare qualche altro straordinario? Di sicuro non può rifiutare, adesso che ha avuto la promozione…
«Calma e sangue freddo, Valeria!» si disse ad alta voce.
Andò in bagno per guardarsi allo specchio: qualche colpo di spazzola per ravvivare i capelli. Il trucco non aveva bisogno di ritocchi: era perfetto. Si sistemò le spalline del vestito da sera, forse un po’ troppo scollato, ma ideale per quella serata speciale. Vide la sua immagine riflessa farle l’occhiolino e scoppiò in una risata cristallina, da bambina.
«Sei bellissima» si disse.
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