Il fattorino, stringendo il pacco sotto il braccio, bussò tre volte alla porta in mogano, contraddistinta da una targhetta di plastica con il nome dell’impiegato. Controllò di nuovo che corrispondesse a quello del destinatario, augurandosi di non aver sbagliato.
«Avanti!» gridò una voce dall’altra parte della porta.
Il giovane la aprì ed entrò nell’ufficio, piccolo e sommerso dalle carte. Tre voluminosi schedari erano sventrati come vittime sacrificali sulla lunga scrivania coperta di fogli gettati alla rinfusa. Un computer ronzava pacatamente accanto ad una pianta che probabilmente non vedeva una goccia d’acqua da mesi e tendeva moribonda le foglie striminzite verso l’unica finestra dell’ufficio.
Anche l’impiegato era immobile e osservava assorto chissà cosa fuori dalla finestra.
Il fattorino fece due passi verso di lui, aggrottando le sopracciglia e con riluttanza tossì. L’uomo si girò verso il ragazzo e disse in tono pacato: «Mi dica.»
«Dovrei…» cominciò il fattorino, protendendo il pacco con entrambe le mani e mantenendo la cartelletta in precario equilibrio sotto l’ascella.
L’uomo si avvicinò, visibilmente scocciato, ma non appena ebbe gettato uno sguardo all’etichetta, la sua aria annoiata si tramutò repentinamente in viva emozione.
«Benissimo!» disse più a se stesso che al giovane. «Grazie.» Afferrò il pacco, lo posò su un’insospettabile zona libera della scrivania e prese a guardarlo con la stessa ieratica intensità con cui guardava fuori dalla finestra.
Desideroso di allontanarsi da quello strano tipo, il fattorino tossì un’altra volta, porgendo la cartelletta e una penna. «Una firma.» specificò, tentando di sorridere. «Sa, è obbligatoria.»
L’impiegato era visibilmente stizzito, ma prese la biro azzurra e firmò sul punto indicato, restituì tutto e congedò il giovane con un gesto della mano.
«Buongiorno» disse il fattorino. Ma l’altro era irrimediabilmente perso nei suoi pensieri.
Il giovane scosse la testa e si richiuse la porta alle spalle.
Quando quello stupido fattorino pelato e con l’orecchino fu uscito, Paolo prese la scatola e se la rigirò tra le mani, con molta cautela. Poi lesse l’intestazione, controllando che fosse proprio il pacco che stava aspettando.
Un leggero sorriso gli incurvò le labbra. Finalmente, si disse.
Spostò con una mano i fogli sulla vecchia sedia dalle rotelle cigolanti e si sedette, toccando con reverenza il cartone ermeticamente imballato. Provò ad agitarlo, lentamente, sempre con cautela, ma niente sembrò muoversi al suo interno.
Che sia vuoto? si chiese con terrore.
La parola FRAGILE stampigliata su tutti i lati della scatola lo rassicurò: molto probabilmente c’era del polistirolo a proteggerne il prezioso contenuto.
Soddisfatto, lo posò nuovamente sulla scrivania, spostando una pila sbilenca di cartellette gialle. Qualche foglio planò sulla moquette azzurra, ma Paolo non se ne curò. Con una mano aprì il cassetto più basso della scrivania, alla sua sinistra, rivelando altre cartellette marroni. Le gettò per terra, vicino al cestino dei rifiuti stracolmo di fogli appallottolati e carte oleose di panini.
Mise con cura il pacco nel cassetto e lo richiuse.
Si guardò attorno: «Quanti documenti!» sbuffò infastidito. Meno male che tra qualche giorno me ne vado da questo ufficio pidocchioso!
Aveva, infatti, da poco ricevuto una promozione. Il che significava: aumento considerevole di stipendio; un ufficio al piano superiore, molto più grande e spazioso; una linea telefonica diretta; una segretaria per sbrigare le questioni burocratiche; e ben dieci impiegati alle sue dipendenze.
Me lo sono sudato, ma ne è valsa la pena!, si disse. La mia vita sta cambiando!
Aprì il primo cassetto e prese il regalo che si era fatto per la promozione, costoso ma adesso non così tanto: due biglietti aereo di prima classe per un villaggio turistico su un’isola sperduta nell’Oceano Pacifico. Lontano da quell’ufficio tetro e dallo squallore grigio della vita quotidiana.
Per anni aveva accumulato giorni di ferie, così da potersi godere tutta l’estate rilassandosi, bevendo cocktail sulla spiaggia, abbronzandosi al caldo sole tropicale e godendosi un mare così limpido da confondersi con il cielo.
Mancava ancora qualche settimana alla partenza: Non molto, giusto il tempo di sistemare le ultime cose…
Il telefono ululò improvvisamente, facendolo ritornare con violenza nel suo ufficio.
«Pronto?» disse all’apparecchio.
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