Salotti letterari ottocenteschi, alta società e buone maniere, ma anche insetti carnivori, cadaveri fatti a pezzi ed un feroce assassino in libertà, ed in mezzo a tutto ciò il più improbabile dei gruppi investigativi, composto da poeti, letterati e professori universitari.

In una Boston di fine ottocento, indolente e crepuscolare, un gruppo di scrittori sta ultimando la prima traduzione americana dell’inferno dantesco, quando la città viene sconvolta da una serie di efferati delitti: la polizia brancola nel buio, l’opinione pubblica è disorientata, solo loro sanno la verità. L’assassino conosce Dante; lo conosce così bene da prendere spunto dai tormenti infernali per infliggere le sue pene ai nuovi dannati… cosa fare? A chi rivolgersi? Rivelare tutto vorrebbe dire condannare il loro amato Dante al bando perenne e all’odio popolare. Allora tocca a loro, a questo gruppo di topi di biblioteca, un po' sovrappeso ed avanti con gli anni, affrontare il male che sembra essere stato rigurgitato dai gironi più profondi dell’inferno.

Il circolo Dante, di Matthew Pearl, ricostruisce un mondo che sta scomparendo, un'America che ha ormai perso la sua innocenza con la guerra civile, che ancora incerta si affaccia alla rivoluzione industriale, guardando con malinconia alla sicurezza di un secolo che le scorre via. E in questo crepuscolo di una società, come in tutti i crepuscoli, si affacciano le creature della notte, che a volte non sono altro che i “figliastri” di quella stessa società che non li ha mai amati.

Il circolo Dante non è un thriller mozzafiato, non ci si lancia frenetici fra le sue pagine, alla ricerca di un finale più o meno a sorpresa. Il Circolo è qualcosa di più, è un giallo vecchio stile, nelle sue pagine ci si immerge, apprezzando anche i passaggi più lenti, storici o descrittivi che siano, spesso si torna indietro per rileggere interi brani, ma soprattutto si resta avviluppati in un intreccio sorprendente, fatto di possibili colpevoli e improbabili innocenti. Arrivati al finale, ci si può chiedere o meno se l’avremmo immaginato alla prima pagina. Ma in ogni caso è sempre con una certa malinconia che si chiude il libro per riporlo sullo scaffale.