L’uomo si allontanò con la sua auto, Massimo lo seguì a distanza.

Nel casolare di campagna i due uomini, concluso l’affare con il ricettatore, si misero a sfogliare le carte contenute nella cartelletta rubata la sera prima.

“Cazzo era uno sbirro.” Disse uno guardando le carte.

“Abbiamo fatto una cazzata a vendere quella pistola. E anche queste carte, sembra roba che scotta. Guarda qui. Dice che faceva l’infiltrato. Credevo che queste cose c’erano solo alla televisione.”

Massimo seguì l’uomo per un paio di chilometri. Quando questi svoltò per una stradina di campagna, Massimo si distaccò ulteriormente.

L’uomo parcheggiò l’auto in un cortile di un casolare in apparenza abbandonato, affianco ad un'altra auto. Massimo fermò la moto ad un centinaio di metri nascosta tra dei meli. Si tolse il casco e si diresse verso il casolare.

L’uomo aprì il baule. Un cane legato abbaiava in continuazione, così Massimo coperto dall’abbaiare del cane si avvicinò all’uomo di spalle piegato nel baule.

Massimo afferrò l’uomo da dietro prendendolo per la camicia. Con una forte spinta lo fece sbattere contro la macchina. Il cane prese ad abbaiare ancora più forte. Massimo gli sferrò un pugno in pieno volto e un calcio nei testicoli. L’uomo dal dolore non riuscì nemmeno ad urlare.

Massimo sperò di averlo reso sterile. Gli diede un altro calcio al costato, e sentì cedere delle costole sotto la pressione del suo piede.

Massimo aprì lo zaino e rovesciò il contenuto. C’era un fucile, una carabina modificata, e un contenitore di alluminio con dentro i pallini che avevano sparato ai sui cani. Ma delle sue carte e della sua pistola nulla.

Massimo prese il fucile e una manciata di pallini. Caricò l’arma con un pallino. Si avvicinò alla porta ed entrò. Sentì delle voci provenire dal piano superiore. La casa era piena di roba ovunque, sembrava un deposito. Iniziò a salire le scale una alla volta cercando di non fare rumore. Il cane fuori stava ancora abbaiando. Quando fu in cima si trovò su un piccolo disimpegno che dava su tre porte. Una sola era aperta. Le altre due erano socchiuse. Si avvicinò a quella da dove provenivano le voci e si appostò. Massimo capì dalle voci che nella stanza c’erano due uomini.

Restò qualche secondo fermo quando comparve dalla fessura, tra la porta e lo stipite, la sagoma di un uomo. Massimo sparò colpendo l’uomo sulla spalla. Il fucile emise un suono di aria compressa. Massimo caricò un altro pallino e spalancò la porta.

“Stai fermo.” Disse all’uomo che si era appena inginocchiato affianco dell’amico per capire cosa gli fosse successo.

“Allontanati.” Ordinò Massimo.

L’uomo si spostò. Massimo si avvicinò all’uomo che si teneva la spalla sanguinante e gli diede un calcio in faccia frantumandogli il naso, facendolo svenire. Poi prese la cartellina sul tavolo.

“Dov’è la pistola?” Urlo Massimo.

“L’abbiamo venduta. Te lo giuro.” Rispose l’uomo in preda al panico.

“A chi? E dimmi la verità se no ti faccio fare la fine del tuo amichetto.”

L’uomo disse nome e cognome a Massimo che memorizzò. Poi Massimo fece l’occhiolino all’uomo e gli sparò alla spalla. Poi ricaricò il fucile e gli sparò un altro colpo sull’altra spalla.

“Buonanotte.”

Massimo stava per voltarsi ed andare, ma sentì una botta alla schiena, e cadde in avanti. Si girò e vide l’uomo che aveva steso prima nel cortile, con in mano una mazza da baseball. Massimo si alzò di scatto, la protezione del giubbotto da motociclista aveva attutito quasi completamente il colpo. Prese il calcio del fucile e lo sbatte violentemente sulla bocca dell’uomo facendogli saltare tutti i denti davanti. L’uomo si accasciò in avanti e Massimo ne approfittò per tirargli una ginocchiata che lo fece finire per terra.

“Questo è per i miei cani. Figlio di puttana.”

Massimo si diresse verso la moto. Chiamò il capo della centrale operativa del nucleo infiltrati, e gli disse che aveva recuperato i documenti.

“Bene, e la pistola.”

Massimo gli disse il nome del ricettatore che aveva preso la pistola e l’indirizzo del casolare di campagna.

“Stai tranquillo ci pensiamo noi. Tu vai a casa tranquillo.”

Si salutarono e Massimo arrivato alla sua Mv Augusta l’accese. Si infilò il casco, mise sotto il giubbotto le carte e si diresse verso casa.

Quando arrivò a casa vide tutti e due i cani fuori con una zampa fasciata, posteggiò la moto in garage. Quando entrò si stupì di trovare la casa completamente in ordine. Vide Claudia sorridente che guardava un cartone animato con il bimbo, e pensò a quanto fosse straordinaria quella donna.

“Tutto okay con la denuncia?” Disse lei sapendo che Massimo a fare una denuncia non ci aveva mai pensato.

“Tutto bene, la solita rottura burocratica.” Rispose lui sorridendo.

Massimo si avvicinò, baciò Claudia sulle labbra e si sedette vicino a loro sul divano.