Era raro che Massimo non riuscisse a prendere sonno, era da un paio di ore che si rigirava nel letto. Guardò l’orologio, le due e sedici minuti. Claudia era affianco a lui, stretta nel lenzuolo, bella anche nel sonno. La sua massa di capelli biondi e ricci adagiata sul cuscino.

Massimo si alzò dal letto e si diresse in bagno. Passò dalla camera di Luca, suo figlio di due anni appena, che se ne stava tranquillo a dormire. Poi entrò in bagno, dal mobiletto al lato dello specchio prese la confezione di sonnifero. Dal blister prese una pastiglia e la mandò giù con un sorso d’acqua di rubinetto. Tornò a letto con la speranza di addormentarsi in fretta. Sentì i cani abbaiare, ma pensò che era normale, c’erano molti gatti che si aggiravano la notte in quella zona, dato che vicino c’era un’oasi felina.

Una macchina con tre uomini a bordo era parcheggiata ai lati di una strada, che costeggiava una serie di villette a schiera, nella provincia nord di Bologna.

“Hanno tutte il cane.” Disse l’uomo seduto al posto di guida.

“Ormai questi cazzo di cani li trovi anche nei monolocali.”

“Entriamo in quella di testa.” Disse l’uomo seduto nel sedile posteriore indicando la villetta in fondo alla schiera.

I tre uomini scesero dalla macchina, uno aveva uno zaino in spalla, da lì estrasse un fucile di costruzione artigianale. Si avvicinarono alla casa guardandosi intorno. I due pastore tedesco iniziarono ad abbaiare con le zampe appoggiate al cancello. L’uomo che imbracciava il fucile caricò un piccolo pallino e sparò alla zampa del cane più avanti, caricò un altro pallino e sparò anche al secondo, sempre nella zampa.

“Io non so come fai a sparare ai cani.” Disse uno dei due al loro compare con il fucile. Aveva una strana smorfia, tra il sorriso e lo schifato.

“Non si fanno niente, questo fucile spara dei pallini metà plastica e metà alluminio, con dentro del sonnifero. Quando il pallino impatta la plastica si rompe ed esce il sonnifero. Bello vero? Se ne volete uno ve lo costruisco.” Disse l’uomo orgoglioso mostrando l’arma. “Avete sentito, è ad aria compressa, non fa rumore. Mille euro per voi amici.”

In pochi secondi i cani smisero di abbaiare e si accasciarono per terra.

Il più basso dei tre si avvicinò al cancello, in pochi secondi fece scattare la serratura e aprì la porta ai compagni.

“Prego.”

I tre si fecero largo tra i cani che dormivano per terra davanti al cancello. Individuarono la finestra della cucina, frantumarono il vetro cercando di fare quanto meno rumore possibile. Si introdussero in casa. Due restarono in cucina, uno iniziò a girare per casa con in mano una pezza umida. Un paio di minuti dopo urlò agli amici.

“Tranquilli, adesso dormiranno come angioletti.”

I tre iniziarono a rovistare ovunque, aprirono ogni cassetto ribaltando il contenuto per terra. Guardarono in tutti gli armadi. Nel fondo di un armadio trovarono una piccola cassaforte con codice di sicurezza. In pochi minuti la scardinarono, tirarono fuori in contenuto e lo appoggiarono per terra. Delle banconote da cento euro, una Beretta, un caricatore e dei documenti.

“Saranno duemila euro. Non c’è una minchia qui dentro.”

“Prendiamo tutto, la pistola può fare comodo e magari in questi documenti c’è qualcosa di interessante.”

I tre si guardarono in faccia, arraffarono il tutto e lo misero nello zaino. Uscirono dalla casa velocemente e sparirono nella notte a bordo della loro auto.

Massimo si svegliò con il mal di testa. Guardò l’orologio, era l’una. Gli sembrò strano aver dormito così tanto, il sonnifero che aveva preso la sera precedente doveva aver fatto un bell’effetto. Si girò e vide Claudia dormire al suo fianco. Si guardò intorno e vide tutto sottosopra. Si alzò di scatto, controllò il respiro di Claudia, regolare. Corse in camera di suo figlio, dormiva anche lui. Controllò il respiro, regolare.

Fece un giro per casa e trovò tutto il contenuto dei mobili per terra. Andò fuori, i cani erano svegli, ma sdraiati per terra, entrambi con un piccola ferita sanguinante sulla zampa. Tornò di nuovo in casa e cercò di svegliare Claudia. Lei rimase per qualche minuto stordita, ma poi si accorse del casino.

“Ma cosa è successo qui? E Luca?”

“Luca sta bene, è di la che dorme.”

“Sono entrati i ladri?”

“Direi di si. Devono averci addormentato.”

Claudia andò ad accertarsi che suo figlio stesse bene, intanto Massimo si accorse della cassaforte. Dei soldi non gliene fregava niente, a preoccuparlo era che mancava la pistola e la cartella che conteneva il suo stato di servizio.