Una storia che entra di diritto nella trattazione sul banditismo e sui banditi italiani è quella che ha ispirato la canzone Il bandito e il campione scritta e musicata da Luigi Grechi, nome d’arte di Luigi De Gregori fratello del più noto Francesco De Gregori, e portata al successo nel 1993.
La vicenda riguarda quello che può essere considerato il primo grande campione del ciclismo italiano, Costante Girardengo e il bandito anarchico Sante Pollastri.
Costante Girardengo nasce a Novi Ligure in provincia di Alessandria il 18 marzo 1893.
Diviene professionista nel 1912, e in quell’anno ottiene un nono posto al Giro di Lombardia.
Già l’anno successivo, conquista il primo dei nove titoli italiani per professionisti su strada che ha vinto nel corso della sua carriera.
In quell’anno vince anche una tappa del Giro d’Italia che conclude al sesto posto.
Ottiene inoltre la vittoria nella corsa Roma-Napoli-Roma.
Nel 1914, oltre ad un secondo titolo italiano per professionisti, si aggiudica la tappa più lunga mai disputata al giro: la Lucca-Roma, 430 Km.
Interrotta l’attività a causa dello scoppio della prima guerra mondiale, torna a gareggiare nel 1917 piazzandosi secondo alla Milano-Sanremo, gara che vince l’anno successivo.
Alla fine della carriera le sue vittorie nella classicissima sono state sei, un record battuto solamente cinquanta anni dopo da Eddy Merckx.
Il 1919 vede Girardengo aggiudicarsi il terzo titolo italiano e al Giro d’Italia conservare la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa, vincendone sette.
In autunno, conquista la vittoria nel Giro di Lombardia.
Nonostante abbia conservato il titolo italiano fino al 1925 e nonostante la vittoria di alcune importanti classiche, nei tre anni successivi però, non riesce a ripetere il successo al Giro d’Italia, costretto ogni volta al ritiro.
Da notare tuttavia che, nel 1921, vince le prime quattro tappe del Giro.
In seguito a queste sue strepitose vittorie fu coniato per lui il termine di Campionissimo, lo stesso che verrà attribuito a Fausto Coppi che passerà alla storia proprio con tale epiteto.
Nel 1923 Girardengo si aggiudica la Milano-Sanremo per la terza volta e ravviva i fasti del 1919, vincendo, oltre alla classifica finale, ben otto tappe al Giro.
Dopo un anno non degno di particolari menzioni, il 1925 vede la stella di Girardengo risplendere ancora.
Vince per la nona volta il titolo italiano, primeggia per la quarta volta alla Milano-Sanremo, e giunge al secondo posto, dietro l’astro nascente Alfredo Binda, al Giro con sei vittorie di tappa all’attivo, dimostrando di essere in grado di compiere grandi imprese anche all’età di 32 anni.
Nel 1926 giunge la svolta: dopo la quinta vittoria alla Milano-Sanremo, deve cedere il titolo italiano per professionisti su strada ad Alfredo Binda.
L’era di Girardengo si avvia verso la fine.
All’età di 35 anni, il Campionissimo non può più competere con i giovani assi emergenti del ciclismo mondiale e infatti nel 1927, nella prima edizione del campionato mondiale che si svolge in Germania deve arrendersi ancora una volta di fronte a Binda e la sua unica vittoria dell’anno la ottiene alla Sei giorni di Milano.
Si ritira dall’attività professionista nel 1936.
Abbandonata la carriera agonistica Costante dà il proprio nome a una marca di biciclette, la GIRARDENGO per l’appunto, che sostiene anche una squadra professionista.
È commissario tecnico della squadra nazionale di ciclismo e in questa veste guida Bartali al successo nel Tour del 1938.
Si spenge il 9 febbraio 1978 nei giorni di una memorabile nevicata e le sue spoglie riposano nel cimitero di Cassano Spinola.
Sante Pollastri o Pollastro come veniva chiamato nei rapporti giudiziari o come egli stesso si firmava, bandito anarchico italiano e amico del ciclista Costante Girardengo, nasce anche lui a Novi Ligure il 14 agosto 1899.
Non si conosce esattamente la ragione per cui diviene acerrimo nemico dei Carabinieri.
Forse per via dell’uccisione da parte loro di un cognato che con lui stava fuggendo dopo aver svaligiato un appartamento, o di quella di un fratello prelevato per presentarsi alla chiamata alle armi, sebbene gravemente ammalato, e poi morto in caserma.
Qualunque sia stata la causa Sante Pollastri, nella sua vita di latitante, uccide una quindicina di Carabinieri. Viene anche bollato come anarchico molto probabilmente per un episodio molto particolare. Una sera del 1922 esce da un bar con una caramella al rabarbaro in bocca. Siccome il sapore amaro gli dà fastidio sputa la pasticca per terra. Per puro caso questa va a finire vicino agli stivali di due fascisti, che credono a una sfida e picchiano a sangue Sante. Il bandito viene portato davanti al magistrato e interrogato. Gli viene richiesto se ha idee anarchiche e lui risponde: "Ho le mie idee".
Pressoché sconosciuto in ambito nazionale poiché la censura fascista limita fortemente la cronaca, diviene invece una celebrità in ambito locale.
La sua figura a Novi Ligure è protagonista di molti racconti che sono in bilico fra fantasia e realtà.
La sua carriera di brigante ha termine a Parigi, dove è arrestato in seguito a delazione.
Condannato all’ergastolo, è inviato a scontare la pena sull’isola di Santo Stefano.
È graziato dopo la seconda guerra mondiale nel 1959 e passa il resto della vita praticando l’attività di commerciante ambulante.
Sante Pollastri muore il 30 aprile 1978.Le vite di Pollastri e Girardengo hanno avuto corsi paralleli, e non solo a causa della comune discendenza novese.
I testimoni sono concordi nell’affermare che Costante e Sante erano amici e hanno continuato a vedersi anche negli anni della latitanza di quest’ultimo.
I due si rispettavano e si tenevano costantemente informati l’uno dell’altro.
Pollastri poi era anche un grande tifoso di Girardengo e questo lo portò all’arresto.
Un poliziotto scoperto infatti l’amore del bandito per il ciclismo riuscì ad arrestarlo a Parigi, in occasione di una sei giorni disputata dall’amico corridore.
Tra i nomi del traditore, venne annoverato lo stesso Girardengo che era molto amico di Pollastri ma molto probabilmente, in realtà, è stata invece una donna a denunciarlo, forse quella che stava con lui.
IL BANDITO E IL CAMPIONE
di Luigi Grechi
Due ragazzi del borgo cresciuti troppo in fretta
Un'unica passione per la bicicletta
Un incrocio di destini in una strana storia
Di cui nei giorni nostri si è persa la memoria
Una storia d'altri tempi, di prima del motore
Quando si correva per rabbia o per amore
Ma fra rabbia ed amore il distacco già cresce
E chi sarà il campione già si capisce.
Vai Girardengo, vai grande campione !
Nessuno ti segue su quello stradone.
Vai Girardengo ! Non si vede più Sante
È dietro a quella curva, è sempre più distante
E dietro alla curva del tempo che vola
C'è Sante in bicicletta e in mano ha una pistola
Se di notte è inseguito spara
E centra ogni fanale
Sante il bandito ha una mira eccezionale
E lo sanno le banche e lo sa la Questura
Sante il bandito mette proprio paura
E non servono le taglie e non basta il coraggio
Sante il bandito ha troppo vantaggio
Fun antica miseria od un torto subito
A fare del ragazzo un feroce bandito
Ma al proprio destino nessuno gli sfugge
Cercavi giustizia ma trovasti la Legge
Ma un bravo poliziotto
Che conosce il suo mestiere
Sa che ogni uomo ha un vizio
Che lo farà cadere
E ti fece cadere la tua grande passione
Di aspettare l'arrivo dell'amico campione
Quel traguardo volante ti vide in manette
Brillavano al sole come due biciclette
Sante Pollastri il tuo Giro è finito
E già si racconta che qualcuno ha tradito
Vai Girardengo, vai grande campione !
Nessuno ti segue su quello stradone
Vai Girardengo ! Non si vede più Sante
È sempre più lontano, sempre più distante
Sempre più lontano, sempre più distante...
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