Un mattino d’estate si specchia in una strada inondata di sole mentre io e Dalia siamo come sempre abbracciati in un letto disfatto. Mi alzo per cominciare la mia solita giornata lavorativa. Il gatto mi fissa dal fondo della stanza, scruta i miei passi come se attendesse qualcosa. Evito il suo sguardo, come sempre. Non lo accarezzo mai, non mi va. Per me i gatti neri portano soltanto guai, come diceva mia madre. Passo nel piccolo bagno dove comincio a radermi. Quando ho già il pennello in mano per insaponarmi sono le grida di Dalia che mi fanno sobbalzare. Grida acute. Grida disperate. Faccio cadere pennello e rasoio senza capire cosa sta succedendo. Ho la faccia ancora insaponata e so soltanto che Dalia sta gridando. Mi precipito fuori dal bagno. La prima cosa che vedo è il gatto nero che salta fuori dalla finestra e scappa sui tetti beffardo come una maledizione. Dalia è ancora sul letto, ma non è la stessa di sempre. E a me ricordare il suo volto coperto di sangue con le pupille scavate da artigli feroci mette angoscia e paura. Quel maledetto gatto l’aveva colpita nel volto, le aveva cavato gli occhi con terribili unghiate e infine le aveva tagliato la gola come un killer che impugna un rasoio. La vendetta di un innamorato tradito. La punizione di una strega nel corpo d’un gatto. Non so che dire. Solo che lui è sparito e io rimango nella stanza che si riempie di curiosi, di gente che ha sentito le grida, di uomini e donne che chiamano la polizia e non comprendono. Un maledetto gatto nero ha distrutto a colpi di artigli il nostro amore.

Ricordare quei giorni mi mette angoscia e dolore. Ma non posso farne a meno. Ho voluto bene a Dalia e so che non incontrerò mai un’altra come lei. Non è il sesso che mi manca: di donne ne trovo quante ne voglio, basta che esca di casa. Se hai qualche dollaro in tasca c’è sempre la donna che fa per te qui all’Avana e io con il mio commercio di sigari per fortuna qualche dollaro lo rimedio. Ma l’amore è un’altra cosa, solo quando l’hai provato puoi capirlo, mica lo puoi cambiare con una notte di sesso. E adesso arrotolo sigari e penso. Ricordo il sorriso di Dalia e le lunghe gambe che danzavano sotto la luna, i fianchi abbondanti, il seno piccolo e la sua voglia insaziabile di fare l’amore. Ricordo tutto di lei e rimpiango di non averla vicina. Lascio che passino le ore interminabili del mio lavoro per tornare a Toyo dove tra poco ci sarà la prossima festa del barrio che servirà ad anestetizzare il dolore. Aiuterò pure io a preparare la caldosa e darò una mano con le prove di ballo e per la musica intorno al gigantesco pentolone. L’unica cosa che adesso non mi va di fare è restare solo nella mia piccola casa sopra la panetteria, al decimo piano del palazzo che scopre i tetti dell’Avana e la miseria d’un quartiere fatto di strade rattoppate e di povera gente. Non voglio addormentarmi e sognare gli occhi da strega d’un gatto nero che mi osserva minaccioso e promette vendetta.