Ogni giorno la stessa storia.
Erano un paio di mesi che andava avanti così.
Una mattina, mi ero appena fatta un paio di bicchierini di Cynar.
Ho sentito bussare alla porta. Non ho aperto perché mio marito non vuole che entrino estranei in casa.
Dall’altra parte urlano “Polizia aprite o buttiamo giù la porta”. Ho cominciato a ridere, la cosa mi diverte molto. Sembra di stare al cinema. Suonano il campanello, sbattono il battente del portone d’ingresso.
Gianni invece ha cominciato a spostare i mobili di camera sua e a bloccare la porta.
Io sto nel mezzo del salotto. Prendo la bottiglia di Cynar e mi sdraio nella poltrona che in genere occupa mio marito.
Ricomincio a bere il mio amaro preferito. Mi scolo tutta la bottiglia.
Mi accorgo che un paio di poliziotti sono entrati dentro casa dalla finestra del bagno. Gianni urla come un ossesso.
Sono anni che non rido così tanto. E’ divertente con tutta questa gente in casa.
Poi faccio un gesto per cercare di ricompormi. Mi passo la mano tra i capelli. Mi abbottono la vestaglia da camera. Mi tiro su le calze che sono abbassate fino alle caviglie.
Mentre cerco di darmi un contegno, sento un chiasso infernale provenire dalla camera di Gianni.
Dopo un po’ esce dalla stanza accompagnato dai poliziotti. Lui si dimena, ma loro lo tengono ben stretto.
La scena é piuttosto buffa. Ha persino le manette ai polsi, proprio come nei film.
In quel momento vedo la mia faccia riflessa nella porta a vetri che separa il salotto dalla cucina. Sono pallida, non mi sono messa neppure un filo di trucco. Entro in bagno, mi stendo un velo di rossetto sulle labbra. Sorrido alla mia immagine riflessa. Faccio appena in tempo ad intravedere la figura seria di mio marito che avanza verso di me.
Comincio a ridere, ridere così forte tanto che lui mi lancia uno strano sguardo.
Gira le spalle e senza dire una parola, esce fuori di casa.
Speriamo per sempre.
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