La ragazza con le scarpe nere e bianche si avvicina. Ha in mano un dvd. Oggi non mi sto applicando. L’ho già guardata a lungo. Più del dovuto. Non è stata una buona idea. Ora non riesco ad evitare di guardarla, e sembra molto più bella del solito. Ha una pettinatura nuova, e ha una giacca verde che la illumina. Così gli occhi mi salgono in alto, molto in alto. Però io sono ancora qui. Sto scrivendo la ricevuta di due euro per il film, e sono ancora qui seduto. Però contemporaneamente la vedo dall’alto. La vedo mentre gioca con il portamonete nero. Lo apre e lo chiude. Lo apre e lo chiude. Aspetta che io le dia il resto dei cinque euro e la ricevuta. Le vertigini stanno aumentando. Sempre più in alto. Adesso sono arrivato al punto da cui non si torna più indietro. Adesso c’è solo un modo. Solo uno. Le sto dando il resto e mi cadono le monete a terra, oltre il bancone. Lei si piega per raccoglierle. Ed è un attimo. Afferro il martello che tengo sulla sedia, e scivolo via dal mio angolino. Lei si sta per alzare, ma non fa in tempo. E’ ancora piegata quando la colpisco alla testa. E vedo il sangue e il cervello che escono e vanno dappertutto. E colpisco di nuovo. E mentre colpisco gli occhi scendono giù, sempre più giù, fino a toccare terra insieme a lei. Il suo corpo fa quel suono che fanno sempre tutti i corpi, quando cadono a terra. Un suono profondo e forte, un suono molto breve, che mi risveglia. E finalmente passa la vertigine.
El viernes por la tarde
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