Mikey e Rose, due sicari professionisti in coppia nella vita e nel lavoro, vengono incaricati da un boss della malavita di eliminare la moglie che lo ha tradito. Quando Rose scopre che la donna aspetta un bambino decide risparmiarle la vita iniziando a proteggerla. Mikey, contrario all’inizio, pian piano accetta la situazione…

Posto che so, all’incrocio tra Leon e Una notte d’estate Gloria, della serie, killer spietato (stavolta sono due…) dimostra di sapersi prendere cura della potenziale vittima, Shadowboxer, esordio registico del produttore Lee Daniel (Monster’s Ball), assembla come può, parecchi temi, tutti da categoria dello spirito in su:

°       il prendersi cura di…;

°       la paternità, da alcuni rifiutata, da altri accettata in toto al di là dell’effettivo legame biologico;

°       la malattia, come sempre terminale (il cancro);

°       la separazione dalle persone care (per via della malattia di prima);

°       l’eutanasia, discendente diretta dei due temi precedenti e portata a termine in un ottica molto professionale (da killer insomma, altrimenti come?);

°       la protezione dell’infanzia dalle storture del mondo adulto, un po’ come accadeva in Running) (il mondo fa schifo, fatti forza ragazzo…).

Come sempre accade quando i temi sono di tale fatta, il rischio è quello di limitarsi a elencarli senza riuscire ad approfondirne alcuno. Va da sé che il film risulta alla fine inferiore alla somma delle parti, e non basta nemmeno il rovesciamento di qualche situazione altamente codificata (esempio: non è lui che brama lei che fa la doccia, ma esattamente il contrario…) per portare a casa il risultato. Insomma, i temi sono da Bergman, ma la sceneggiatura è da serial TV e la regia è da spot, con incursioni nel patinato spinto.

A voler esser buoni, che chi lo ha visto e chi lo vedrà ha investito (e investirà…) tempo e denaro (tutti e due di modesta entità, d’accordo, ma tant’è…), si può chiamare a consolazione l’idea che tra vent’anni sarà ricordato come il primo film nel quale Cuba Gooding Jr. dà vita a un personaggio diverso dal solito e che in quanto tale fa due cose che non gli avevamo ancora visto fare: uccidere (per finta, s’intende…) e mostrare le chiappe (per davvero stavolta…).

A chiusura: il fatto che sia estate e allora la distribuzione va in vacanza, non è una giustificazione (oppure sì?).