La psicologia è la scienza del vissuto. Ci sono vicende biografiche che, a distanza di un secolo, conservano ancora segreti da comprendere e far rivivere. Nei panni di psicologo storico Vittorino Andreoli parla di Giovanni Pascoli, il poeta del "fanciullino"; interpella gli scritti e visita i luoghi dove dimorò E così facendo, restituisce a nuova vita anche la sua poesia.
San Lorenzo, 10 agosto 1867: una fucilata colpisce a morte Ruggero Pascoli, amministratore dei beni del principe Torlonia, in Romagna. Una vendetta, forse. Una morte inattesa e senza colpevole; alla quale fanno seguito, dopo un anno, quella della madre e della sorella maggiore. Eventi luttuosi che segnano per sempre la vita di Giovanni Pascoli: con la sofferenza e il desiderio di riscatto.
Nel saggio-indagine I segreti di casa Pascoli, Vittorino Andreoli esamina il dossier Pascoli. E ne ricostruisce la vicenda biografica: lo studio tenace e il tentativo, riuscito, di ricostruire il “nido”: a Massa, con le sorelle minori, Ida e Maria (Mariù), durante il decennio 1885-1895. Per dirla con le parole del critico Cesare Garboli, L’io di Pascoli non è mai solo, è sempre in famiglia, inseparabile dalla famiglia, attaccato e incollato all’istituto familiare […] Mettere su casa dovette essere un'esperienza entusiasmante. La famiglia non era più un pensiero lugubre, ma un'emozione e un gioco. Fu questa spensieratezza a creare i pasticci. L'amore vede tutto e subito, ma non vede a lungo termine. Anche la diversità delle due sorelle sedusse il Pascoli. Gli piaceva farsi amare da quella più simile a lui, la bruna (Mariù), e farsi domande sull'altra, la bionda (Ida). Lasciarsi sorprendere da quegli scoppi di risate senza motivo, e ascoltarne incantato i "gorgheggi che sapean d'aurora". Gli piaceva sentire l'"odorino dei due angioli ambrosii". Ognuno ha i suoi gusti. Era un piacere malato? Era molto di più. Era un amore infetto, una sublimazione perversa, ma anche un mistero della carne…
Guidati dall’occhio discreto e lucido dello psichiatra e da un ritmo narrativo coinvolgente, ci lasciamo coinvolgere dal dramma inconfessabile dell’incesto: di un uomo attratto dalla sorella. Ida, bionda e prosperosa, simile alla madre. Una passione osteggiata dall’altra sorella, Maria, e sopita sul nascere, con il matrimonio repentino di Ida. Una passione cui fa seguito il progressivo oblio nell’alcool, in cui il poeta trova conforto.
Poche righe, per rendersi conto della sua disperazione.
Vado a letto quasi sempre con la testa piena di cognac […] Non sono sereno. Questo è l’anno terribile, dell’anno terribile questo è il mese più terribile. Non sono sereno: sono disperato… Siete sorelle e amate e siete amate da sorelle: così dici. Va bene, Ma dimmi in coscienza, senza diplomazia, dimmi Mariù: tu mi ami da sorella: perché t’ha a dispiacere, che io ami una donna da amante, da sposo, da marito? (lettera di Giovanni Pascoli a Maria, 19 giugno 1895)
Sparita Ida, Maria rimane sempre vicina al fratello Giovanni: premurosa, vigile, accorta. L’aiuto è l’anticamera del controllo. E dell’infelicità cui non ci si ribella.
Pascoli si spense il 6 aprile 1912 di cirrosi epatica, dovuta all’alcoolismo. Nulla trapelò sulle reali cause di morte. A conferma ulteriore di quanto affermava Tolstoj: “Tutte le famiglie felici si somigliano, ogni famiglia è infelice a suo modo”.
Vittorino Andreoli è neurologo e psichiatra. È autore di saggi, nei quali unisce al rigore dell’analisi scientifica una straordinaria capacità di divulgazione.
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