Il tuo corpo... la vista si annebbia nell’oscurità della tua carne e mi sembra di passare attraverso i tuoi pori, all’interno del tuo calore che ancora soffoca la stanza e percorro la tua composizione. Il muscolo ischiocavernoso, il bulbo vestibolare, il dotto ooforo longitudinale, il recesso ileocecale inferiore, il legamento frenocolico... legamenti, canali, sacche e membrane. Nel tuo muscolo addominale trasverso ho infilato la lama mentre mi guardavi con gli occhi sbarrati, ancora stupita che io avessi le tue foto. Mi piego verso il tuo corpo tiepido, la testa appesantita dai ricordi cede e raggiunge la tua schiena. Appoggio la guancia e sorrido. La mano stringe il dolore che ho sull’inguine. Non posso stare senza te. Ho portato la stessa lama che ti ha dato la morte a toccare la mia arteria iliaca. Un’apertura sul fianco che gorgoglia sul letto. Le immagini si sovrappongono.
Fibre che si aprono, lacerazioni, ferite. Sgorga il liquido sul letto, è solo un liquido rosso che si unisce al tuo, tiepido e coagulato. Non ti amavo abbastanza? Che importa.
Rosa corporeo su quel che resta di un chiaro lenzuolo troppo pesante di liquido e raggrumato di rosso.
La tua foto scivola tra le dita sulle lenzuola rosse ormai intrise del caldo mio interno. Unito al tuo.
Chiudo gli occhi e non ti respiro più.
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