Bene, mi sembra di avere tutto, possiamo andare… passamontagna, pistola, il tappino rosso lo levo all’ultimo, così, se incappo in un posto di blocco, posso sempre dire di essere un collezionista, una roba del genere.
Scendo in strada e il sole quasi mi acceca, fa un caldo boia e io sono l’unico col giubbotto, ma questi sono particolari che la gente, indaffarata, non sembra notare. Recupero, nel vicoletto dietro casa, la moto: rigorosamente rubata, chiaro.
Parte subito e va che è un sogno.
Mi sento bello e terribile come il De Niro (ancora e sempre lui, sicuro) di “Cape Fear”, col mio pizzetto nero e i miei capelli lunghi fino alle spalle; altro che quella scema della Giusy, la ragazza di mio fratello, che un giorno mi fa: “Sai, assomigli al parcheggiatore di Zelig, quello della ‘nimmistica’”.
Non devo fare moltissima strada e sono talmente carico che quasi quasi vorrei tirare una bella impennata, ma è meglio lasciar perdere, sarebbe da sfigati farsi notare e magari spalettare da qualche vigile.
Faccio un passaggio davanti all’ufficio postale: quattro gatti come prevedevo.
Ottimo.
Meno facile è trovare parcheggio a quest’ora. Pesco finalmente un buco libero relativamente vicino e mi avvio. Non è vicinissimo, ma tutto sommato è meglio così, dal momento che posso guardarmi intorno con attenzione e notare se qualcosa non va, anche se mi sembra tutto regolare.
Ho il cuore in gola e un nodo allo stomaco, mentre varco la soglia: estraggo l’arma e mi calo rapidamente sulla faccia il passamontagna da sci di mio fratello Eugenio.
Mani in alto, questa è una rapina!
Non mi è venuto niente di più originale e mi accorgo adesso che il passamontagna tiene un caldo allucinante, mi copre le orecchie, per cui i rumori mi arrivano come se fossi sott’acqua, e mi sta pure un po’ largo. Tende a scendermi, così ho urlato con un po’ di stoffa in bocca e il tono mi è uscito quasi in falsetto. Poco male, nessuno azzarda una reazione, alzano tutti le mani. Bene, bene.
Non fate i furbi e nessuno si farà male!
Molto meglio. Il tono è convincente, ho iniziato a prendere confidenza e con una manata ho fatto pure risalire il passamontagna del fratellino, che ha un cranio che sembra Mussolini redivivo, ora che ci penso. Registro mentalmente che questa faccenda del passamontagna potrebbe essermi d’impiccio, quando dovrò fuggire con la pistola in una mano e il malloppo nell’altra.
Ci penserò poi.
Appunto mentale: verificare sempre la misura del passamontagna e trovarne uno non di lana e acrilico, specialmente per le rapine estive.
Mi sembra che tutto fili liscio, tengo alternativamente sotto tiro i quattro sfigati con le mani alzate e il cassiere, senza perdere d’occhio l’entrata. Perfetto, liscio come l’olio. Un momento, mi sembra che il cassiere armeggi sotto il bancone… Non è lì che tengono l’allarme? O magari un’arma?
Devo intervenire.
Non fare il coglione, mollala!
E’ solo un secondo, ma dura un’eternità.
Tutti fermi, tutti immobili.
Anch’io.
Sì, perché qualcuno, alla mia destra, mi ha rubato la battuta… Mi giro di scatto, ma prima devo aggiustarmi con la solita manata il fottuto passamontagna, che, largo com’è, non si è girato bene, per cui, per un attimo, vedo pure tutto nero.
Non ci credo, non posso crederci, non voglio crederci.
Un tizio si è staccato dalla fila degli sfigati e avanza lentamente, molto lentamente, anche se gli punto la pistola dritto in mezzo agli occhi.
E’ alto più o meno come me, ma largo il doppio, ha le braccia che sembrano le mie gambe e alle sue gambe preferisco non pensare. Solo a capelli sto messo meglio io, perché questo sembra zio Fester, liscio come una boccia da bowling, ma ha uno sguardo duro, d’acciaio, che non si abbassa neanche per un secondo.
Che sfiga!
Questo è uno specialista dell’Antirapine, altro che, e s’è proprio mascherato bene con quella camicia hawaiana rossa con i fiori blu, i pantaloncini di spugna e le infradito. Le infradito, capisci? Geniale…
Però io ho la pistola e lui solo un tesserino che sta sventolando come a farsi fresco. Perché non estrae l’arma?
Ho capito: ha paura che io sia più veloce. E i colleghi?
E’ solo, che strano…
Ma certo: ha ricevuto una soffiata (ma da chi?) e vuole fare l’eroe, solo che ora teme che io sia più svelto.
Dev’essere uno di quelli che negoziano, parlamentano. Forse non è poi così duro…
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