L'agente segreto Pete Garrison, capo della sorveglianza della First Lady americana, è sospettato di essere a capo di un complotto per eliminare il Presidente degli Stati Uniti…
Chi sorveglia il Presidente (e la First Lady, in codice Classic e Cincinnati…)? Un manipolo di uomini tra i quali spicca il veterano Garrison: esce di casa, si incammina a piedi, varca il cancello della Casa Bianca, supera una mezza dozzina di controlli e attacca a lavorare come fanno la maggior parte delle persone, solo che il suo lavoro è un po' diverso da quelli soliti: un po' meticoloso fino a sfiorare l'ossessività, un po' di una noia mortale visto che se non succede nulla, ma proprio nulla, vuol dire che in definitiva tutto è filato liscio. Un bel tomo questo Garrison, che al culmine della carriera si beccò la pallottola diretta a Reagan (sparatagli il 30 marzo del 1988 da tale John Inckley desideroso di farsi “notare” da Jodie Foster…).
Sarà per via dello status così acquisito che adesso si permette addirittura una relazione con la First Lady e sarà per lo stesso motivo che dopo essere stato tirato in mezzo di brutto, nientemeno un attentato al Presidente che pare avere origine tra le sue stesse guardie del corpo, sfrutterà l’occasione per la più classica delle discese e risalite.
The Sentinel, di Clark Jonson (già alla regia di SWAT), va detto, è un film riuscito per metà. La metà riuscita è quella, neanche a dirlo, che illustra l’enorme e complesso meccanismo di protezione che si muove all’unisono con l’oggetto da proteggere, meccanismo fatto di un colossale incrocio di messaggi, intercettazioni, sopralluoghi, un continuo affidarsi alla ragione ma anche al caso (su quale macchina salirà Classic? Lo deciderà una monetina…), così come l’eterna attesa da parte del meccanismo stesso di quell'attimo fatale capace di cambiare la Storia per sempre, attimo, per inciso, che potrebbe anche non arrivare mai.
La metà non riuscita al contrario è quella dove il film abbandona la complessità ossessiva della protezione preferendo tornare a battere i sentieri soliti, che nell’ordine vedono in scena prima il conflitto padre-figlio con le immancabili sfumature edipiche (l’uccisione del padre adombrata nella scena climatica…) con Garrison/Douglas da una parte e Breckinridge/Sutherland dall’altra (entrambi a pensarci bene figli d’arte…), e poi la scoperta del colpevole che immancabilmente figurerà tra gli insospettabili.
Ovvio che il ricordo va con tutti gli annessi e connessi a Nel centro del mirino, con Eastwood roso dai sensi di colpa per non essere riuscito a impedire l'assassinio di JFK, certo un’esperienza capace di segnare una vita intera (e magari anche il personaggio di un film…).
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID