Alta, lineamenti fini e caratteristiche somatiche difficilmente individuabili. Di sicuro almeno metà del suo sangue era cinese ma qualcosa, nel taglio degli occhi, rivelava ascendenti europei. I capelli, raccolti in una crocchia, lasciavano scorgere la morbida linea del collo. Indossava un abito firmato con le spalle scoperte, velate da uno scialle di pizzo. La giovane donna incrociò lo sguardo di Jeff solo per una frazione di secondo, poi il sibilo dell’ascensore sembrò attirare totalmente la sua attenzione.

Il killer entrò nella cabina occupando una posizione dove alla ragazza sarebbe stato difficile osservarlo senza sembrare indiscreta. Non aveva intenzione di permettere a una possibile testimone di ricordarlo. Eppure un poco gli dispiaceva. Sentiva l’impulso di trascurare il Lavoro per seguire la sconosciuta. Buffo, non gli capitava spesso un simile desiderio.

"Terzo piano" disse lei al groom addetto all'ascensore. Nell’impartire l’ordine, si volse cercando ostentatamente Jeff che si sentì trapassato dai suoi occhi simili a schegge di ossidiana.

"Io vado al quinto" soggiunse, incerto tra lusinga e irritazione.

Mescolare il piacere con il Lavoro non era una buona abitudine. Si domandò chi fosse la ragazza. Una prostituta di lusso. L’amante di qualche Taipan. Chissà... Per qualche attimo fu piacevole cedere a fantasticherie romantiche. Poi l’ascensore si fermò e lo visione scivolò via, ruotando ancora una volta il capo, quasi volesse assicurarsi che ogni essere di sesso maschile nelle vicinanze conservasse di lei un ricordo indelebile. Il portello si richiuse con un fruscio. Il groom non osava neppure alzare lo sguardo, anche lui trafitto da quegli incredibili occhi.

Jeff respirò lentamente. Fine della ricreazione.

Era venuto il momento di pensare al tiro.

La scala di sicurezza era angosciosa con le pareti macchiate d’umidità, le luci di emergenza e il caldo soffocante. Jeff vi si trattenne il tempo necessario per passare da un piano all’altro. Si soffermò solo per un attimo di fronte alla porta a spinta che immetteva nel corridoio. Era logico aspettarsi lo presenza di almeno un paio di guardaspalle di fronte alla suite. Avrebbe dovuto eliminarli silenziosamente e con rapidità. Bene. Poteva contare sulla sorpresa.

Secondo la cartina dell'albergo la porta a spinta era vicino alla suite 4123, non avrebbe impiegato più di qualche secondo a piombare addosso ai gorilla. Non poteva sapere quanti fossero, ma dubitava che ne avessero lasciati più di due, per non attirare troppo l’attenzione. Decise, per il momento, di non usare le pistole. Meglio avere le mani libere. Con un gesto quasi noncurante, sfilò la sciarpa afferrandola per le estremità. Respirò rumorosamente per tre volte. Non sapeva se servisse per preparare l'organismo all’azione o per scaramanzia. Lo faceva sempre, prima del Lavoro.

Appoggiò una mano sulla maniglia, badando a non far rumore. Il battente si apriva verso l’interno ed era previsto che ciò avvenisse dal corridoio e non dalla parte inversa, ma con uno strattone era facile schiuderlo anche da quel lato.

Pronti per il Rock’n’Roll.

Jeff tirò verso di sé il portale, sgattaiolando nell'apertura. Come aveva previsto, di fronte alla suite c’erano due uomini. Cinesi coi capelli a spazzola e abiti di buon taglio indossati su muscoli da culturista. Uomini-scure, li chiamavano. Esperti nel combattimento corpo a corpo. Non era il caso di starci a giocare. Appena si resero conto del pericolo tentarono di reagire. Quello meno abile provò a impugnare la pistola sotto la giacca, l’altro si fidava della sua conoscenza del Kung Fu.

Jeff caricò un calcio frontale stantuffando con la gamba, senza sollevare il ginocchio oltre la linea dell’inguine. La punta rinforzata del mocassino affondò nei genitali del pistolero. Questi si piegò con un gemito.

Il secondo uomo-scure si gettò in avanti mulinando i pugni in una fitta catena di colpi che andò a imbrigliarsi nella sciarpa di Jeff. Il killer gli imprigionò il polso destro costringendolo a una rotazione mentre l’altra mano afferrava la gola dell’uomo. Con un gesto preciso fece perdere l’equilibrio al gorilla, passandogli la sciarpa intorno alla gola. Mentre l’uomo scivolava a terra, Jeff non dovette far altro che stringere un poco. Il collo si spezzò con uno schiocco.