Se in Volver si torna, fortissimamente si torna, alle proprie origini, alle proprie figlie, alla propria casa, in Radio America (ispirato al vero programma radiofonico dell'intramontabile Robert Altman, piuttosto si parte, si abbandona, ci si lascia alle spalle, tutto ciò che per lungo tempo ha rappresentato casa, lavoro, affetti.

Non si vorrebbe, certo, ma i tempi cambiano, le esigenze si trasformano, i gusti idem e quello che per lungo tempo è andato bene, adesso non va più.

 

Meno corale di Nashville (ma come là anche qua non manca la musica visto che A Prairie Home Companion è un vero programma radiofonico in onda ininterrottamente negli iùesei dal lontano 6 luglio 1974…), meno apocalittico di America oggi, forse più intimo, Radio America è un ossimoro di grande effetto, un ritratto di gioiosa tristezza cui dà vita un variegato gruppo composto di musicisti, tecnici, spettatori, semplici figure di contorno, che lentamente si avvia verso una fine tutt'altro che cupa, tutt’altro che allegra.

Se la gioia investe tutti in parti eguali, lo stesso non vale per la tristezza, che solo alcuni riescono a percepire per intero, tristezza che accompagna da sempre gli ultimi bagliori di una vita (di uno spettacolo), giunta agli sgoccioli dopo aver dato molto.

Radio America oscilla così, non può fare altrimenti, tra i due estremi radicali di cui si è detto, trovando il punto di equilibrio e al tempo stesso di conciliazione, nella figura dell'angelo della Morte Asfodelo (la bionda Virginia Madsen in impermeabile bianco latte…) vittima per colpa di una battuta forse comica e forse no, di una morte prematura. Torna, lei sì, in quei luoghi che da ascoltatrice aveva soltanto potuto immaginare e che ora può invece osservare per così dire dal di dentro (ma sarebbe meglio dire attraverso...). Vi torna per salvare il salvabile, in parte riuscendovi quando si tratta di rendere inoffensivo il manager tagliateste, salvo poi mettere la parola fine alle speranze del gruppetto di superstiti pronti a ricominciare, parola fine quanto mai necessaria non soltanto perché rust never sleep, ma anche perché aspettarsi un inno allo show must go on da parte di quel grande cantore dell'America semi-ufficiale che è Altman, sarebbe francamente troppo…