Riccardo è un uomo inadeguato ad affrontare la vita, e lo sa. Sopravvive scribacchiando articoli per una oscura agenzia giornalistica (Agenzia Il Palazzo) che si dedica, più che alla informazione, alla disinformazione e al ricatto, ma neppure di questo Riccardo si accorge. Una volta alla settimana va a pranzo con un funzionario dell’ambasciata statunitense di Roma, che in realtà è un agente della Cia e che gli chiede informazioni sulla vita politica italiana in cambio di una miseria, duecento dollari al mese. Questo, tecnicamente, fa di Riccardo una spia, anche se non se ne era mai reso conto (Sono una spia. Mi viene da ridere, se penso che possa essere vero. Chissà, magari, tecnicamente, è proprio così, io, Riccardo, anni 41 e incapace non solo di mantenere una famiglia ma anche di mantenere me stesso, incapace di piantare un chiodo senza pestarmi un dito e di aggiustare una presa elettrica senza prendere la scossa, rinomato brocco atletico e giornalista da strapazzo di un'agenzia equivoca, sono una spia).

Un giorno, spinto da necessità familiari, Riccardo è costretto ad alzare la posta: darà all’americano informazioni di maggiore importanza per ricevere più denaro. Ma a un tavolo come quello bisogna saper giocare da professionisti, bluffare, e anche barare: troppo, per un uomo inadeguato come Riccardo, che finirà schiacciato da un gioco più grande di lui.

Un noir? Neanche per sogno: Povera spia è un romanzo esistenziale, il ritratto di un uomo disarmato di fronte alla vita non per stupidità ma perché ne coglie tutto il vuoto, il nulla. È questa – "nulla" - la parola chiave di un libro la cui semplicità è solo apparente, perché riflette invece, portandola all’estremo, una situazione assai più frequente di quanto non si pensi (come diceva il filosofo americano Thoreau, la maggior parte degli uomini conduce una vita di quieta disperazione). Il titolo, Povera spia, acquista così il suo vero significato: quello di un uomo che la vita non può viverla ma solo spiarla, un gioco malinconico con poche consolazioni (nel suo caso, la moglie e i due figli), che diventa disperato quando il giocatore è conscio della sua inutilità.

Non è frequente la lettura di un romanzo così intenso, così ben strutturato nel suo tranquillo e ineluttabile crescendo, così raffinato nello stile. Sarà forse per questa serietà di intenti e questa raffinatezza che i libri di Franco Mimmi raramente arrivano al grande pubblico, avido di codici ben poco letterari.