La ragazza si prese i capelli fra le dita e li strinse in una treccia, poi girò il capo e ci vide. Sembrava quasi intimidita, come se fosse vagamente consapevole, anche a quella distanza, dell’effetto che stava avendo su di noi. José alzò la mano in un gesto incerto e fece un cenno di saluto. La ragazza sorrise, contraccambiò il saluto, poi risalì la spiaggia con passo elastico fino a raggiungere un sarong rosso e nero disteso sulla sabbia.

Restammo a guardarla senza dire una parola, mentre si asciugava. Poi infilò l’asciugamano in uno zainetto, raccolse il sarong e se lo drappeggiò attorno e sparì fra i cespugli che delimitavano la spiaggia. Un motore si accese e un attimo dopo la ragazza si allontanò su una motocicletta, lasciandosi alle spalle una nuvola di sabbia bianca.

José si lasciò sfuggire un fischio sommesso, poi scosse il capo e mi guardò.

«Ma tu l’hai vista quella?».

Per un attimo non risposi. Sollevai il braccio sinistro e gli presi la bottiglia di mano. Mandai giù lentamente un lungo sorso, poi un altro. Richiusi la bottiglia e gliela restituii, asciugandomi le labbra con l’altra mano.

«Perché, secondo te, cosa stavo guardando?».

«Be’, e allora? Cosa ti sembra?».

«Cosa mi sembra? Mi sembra la cosa più sexy che abbia mai visto, ecco cosa mi sembra».

«Mi fa piacere che tu lo dica. Davvero. Perché stavo cominciando a credere di avere avuto una visione».

«Tipo la madonna?».

«Quale madonna? La cantante?».

«Lascia perdere. Cosa stavi dicendo della visione?».

«Stavo cercando di dire che, se quella non è una visione, allora è una donna in carne e ossa. E se è una donna in carne e ossa, quasi sicuramente alloggia in paese, per cui prima o poi la becchiamo. Magari stanotte stessa. È sabato».

Non aveva torto. Non c’era molto da fare la sera a Kuta, l’unico paese nella zona dove si potevano trovare degli alloggi, e i pochi stranieri, quasi tutti surfisti, tendevano ad andare a letto con le galline. Se vuoi avere qualche chance di trovare onde decenti, devi alzarti presto al mattino. Spesso, molto prima dell’alba si è già in acqua. Per cui, a nanna subito dopo cena. Tutte le sere tranne il sabato. Perché al sabato c’erano i Mascot, quattro ragazzi del posto che erano riusciti a mettere insieme un buon gruppo rock. Suonavano nella radura di un bosco di palme, vicino al mare, richiamando oltre a buona parte dei giovani del paese, anche l’intera popolazione straniera, che peraltro non era mai numerosa.

«Può darsi che non stia in paese. C’è anche quella fogna d’albergo di lusso, dietro alla collina».

«Lo escludo. Una che gira da sola in moto non sta certo al Comfotel. Quelli non vanno nemmeno al cesso senza la guida ad accompagnarli. Sono terrorizzati dalle storie di aggressioni e rapine che circolano».

«Posso capirli. La conosci la reputazione di Lombok».

«Ah, non ti ci mettere anche tu adesso, che di stronzate se ne sentono già fin troppe. Potrai dire di tutto di quest’isola, tranne che non sia tranquilla. Credimi, non può succederti nulla qui. È il posto più pacifico e sicuro della Terra».

La barca si sollevò su un’onda. Feci un passo sul ponte per mantenere l’equilibrio e restai a contemplare le rocce nere e le colline brulle, il mare che irrompeva nella baia e il vulcano all’orizzonte che incombeva sul paesaggio come un mostro addormentato. E cercai di ignorare il brivido che, senza ragione apparente, aveva preso a risalirmi la schiena.

3

La capanna non aveva finestre, ma dalla luce pallida che filtrava dalle fessure nelle pareti capì che non doveva mancare molto al tramonto.

Si voltò su un fianco, strisciando sul pavimento di terra battuta. Aveva le mani legate dietro la schiena. La corda ruvida le morse i polsi, sfregandole via un altro pezzetto di pelle. Sopra il suo capo, il tetto di foglie di cocco intrecciate era tutto un frusciare di piccoli animali in cerca di cibo, topi, gechi e chissà quali altre creature oscure.

Una conversazione sommessa proveniva dall’esterno. Voci maschili, che si esprimevano in una lingua incomprensibile, dai suoni duri, diversa dall’indonesiano, che aveva imparato, se non a capire, almeno a riconoscere.

La gola le bruciava, già da tempo, ma fu solo allora che la sua mente registrò in pieno la sensazione. Aveva sete.

E paura.