Aprii gli occhi e mi trovai a fissare José. Era chino su di me e mi guardava fra il preoccupato e lo sbigottito.

«Tutto a posto?».

Mi strofinai gli occhi e misi giù i piedi dall’amaca. Restai a pensare all’incubo e alla visione nello specchio. L’una doveva avere provocato l’altro, ma ero disturbato. Poco a poco mi tolsi di dosso il senso di soffocamento che mi era rimasto appiccicato addosso.

«Sì», risposi. «Stavo sognando».

Scosse il capo.

«Ti strafai di alcol e fumo. Chiaro che poi ti riduci così».

Entrò nella stanza senza smettere di borbottare. Si lasciò cadere sul letto senza nemmeno togliersi le scarpe.

«Perché te ne sei andato così?», abbaiò.

«Eh?».

«Sì, prima. Sei sparito all’improvviso».

«Non sono sparito. Ho anche detto buonanotte prima di andarmene. Tu perché sei qui invece? Pensavo che te la stessi cavando piuttosto bene con la ragazza».

«Non bene a sufficienza, evidentemente. Penso che sia più interessata a te, se vuoi saperlo».

«Sì. Certo».

«Non mi credi? Mi è sembrata molto dispiaciuta che te ne fossi andato senza salutarla».

«E tu come lo sai? Te lo ha detto lei?».

«Non in modo così esplicito. Ma era abbastanza evidente. E comunque, sei stato un po’ cafone».

«Dacci un taglio, José, ti spiace? Ho detto buona notte forte e chiaro, cos’altro dovevo fare?».

«Lo sai benissimo di cosa sto parlando. Non sei stato per niente gentile. Sai cosa farei io al posto tuo? Andrei a bussare alla sua stanza e le chiederei scusa. Sta al Segara Anak, da qui sono due passi».

«Vado alla sua stanza e le chiedo scusa? Ma dì un po’, ti sei fumato quel poco di senno che ancora ti restava? Sono le tre del mattino. E poi, chi ti dice che lei, in quella stanza, sia sola?».

«Ti facevo più audace. Comunque, no».

«No? No cosa?».

«Non sta con nessuno».

«Come fai a saperlo?».

«Lo so perché l’ho accompagnata a casa, ecco come lo so. Ci ho provato, no? Ma è andata buca. Mi ha baciato su tutte e due le guance, carino da parte sua, mi ha ringraziato e mi ha chiuso la porta in faccia. Ma ho avuto tutto il tempo di accertarmi che nella stanza non ci fosse nessun altro».

«Bene. Comunque, che dorma da sola o con qualcuno, non cambia nulla».

«Sai che non ti capisco? Ammetterai che quella è uno dei più gloriosi pezzi di micia mai visti su quest’isola?».

«Ammetto. E con ciò?».

«E con ciò, io credo che un uomo come te, quarant’anni compiuti..».

«Trentotto, prego».

«...solo e privo di legami sentimentali, possa essere moderatamente attratto da una donna con un viso e un corpo da perderci il sonno e, per di più, sola anche lei, almeno per il momento».

«Moderatamente».

«Moderatamente i miei coglioni», esplose José. «Avevi gli occhi che ti venivano fuori dalle orbite. Ti si è seduta a fianco e tu hai messo su quella voce tutta mielata da checca, ma dai, abitavi a Singapore, ma non mi dire, e dove, e quando. Comunque lasciamo perdere. Ammettiamo pure che tu sia solo moderatamente attratto da lei».

«Ma mi dici dove vuoi arrivare?».

«Da nessuna parte. Sto solo cercando di capire perché, ogni volta che vedi una donna che si interessa a te, te la svigni a gambe levate. Tutto qui».

Non dissi nulla per alcuni secondi. Non perché stessi considerando con un minimo di serietà una delle numerose perle di saggezza che, come sempre, José Luis sentiva di dover condividere con il mondo, ma perché il pensiero che una donna che avevo amato sarebbe stata ancora viva se solo avessi fatto lo sforzo di capire le sue richieste di aiuto, aveva ricominciato a lampeggiarmi nella mia mente. E non ero pronto ad affrontare l’argomento. Non ancora. Ma anche questa è un’altra storia, per quanto, sia pure indirettamente, avesse a che fare col motivo che mi aveva spinto a lasciare Singapore per rifugiarmi in un’isola sperduta nel mar della Sonda.

«Sai cosa ti dico?», sbottai alla fine.

«Cosa?».

«Che hai rotto le palle. Non andrò a bussare alla porta di nessuno. È una delle due cose che non faccio mai alle tre del mattino. L’altra, è discutere la mia vita sessuale con uno scimpanzè».