Torna Wolfram Fleischhauer, autore tedesco che dopo Un enigma color porpora ci propone un altro "giallo erudito". Questa volta al centro della storia non c'è un quadro misterioso da decifrare, ma addirittura un complotto che affonda le sue radici nella filosofia di Immanuel Kant, croce e delizia (ma più probabilmente croce e basta) di miriadi di studenti.
Siamo in Germania, nel 1780. Il protagonista della vicenda è Nicolai Röschlaub, un giovane medico che si trova a dover indagare sulla morte inquietante del Conte Alldorf. La scienza medica andava ancora parecchio a tentoni, ma Nicolai può contare su un eccezionale intuito investigativo e su una serie di recenti teorie scientifiche ancora non pienamente accettate dalla comunità medica. Egli per esempio è convinto che le malattie si trasmettano per via di certi animaculi, cioè animaletti portatori di malanni, talmente piccoli da risultare invisibili all'occhio nudo. E del resto le sue competenze mediche potranno essere applicate più in generale anche alla soluzione del complesso caso di omicidio a cui si trova di fronte, perché non c'è molta differenza tra indovinare una malattia dai suoi sintomi e ricostruire un delitto partendo da alcuni labili indizi. Reclutato dal consigliere di giustizia Di Tassi, Nicolai verrà invischiato in una complessa ragnatela di intrighi fra complotti imperiali, sette religiose, confraternite di massoni illuminati e teorie in grado di sconvolgere il mondo, finché le indagini - e l'amore per una enigmatica donna dai mille segreti - non lo trascineranno a Königsberg, dove un professore universitario tiene le sue lezioni...
Il libro che cambiò il mondo è un romanzo divertente, che riesce innanzitutto nel tentativo di raccontare al lettore un periodo storico - la Prussia di fine Settecento - decisamente poco usato nella narrativa. Lo fa con un occhio impietoso verso la credulità popolare e le sperequazioni sociali del tempo, ma soprattutto lo fa senza pedanteria, inserendo gli elementi di colore storico integrandoli perfettamente nella storia. Dove il romanzo difetta un po' è nello sviluppo della vicenda (il colpo di scena finale è decisamente "telefonato") e soprattutto nello stile della scrittura, che tende a dilungarsi eccessivamente negli angosciosi rovelli interiori del protagonista: leggere continuamente le domande che questi si pone - più o meno sempre le stesse - non aiuta la lettura. Peccato, perché invece il soggetto di questa storia merita almeno due stelle in più per la sua idea di fondo, perfettamente conclusa nel finale. Un romanzo comunque scorrevole, pieno di spunti interessanti; un autore da tenere d'occhio.
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