Volevo diventare una ballerina è la storia vera di Jin Xing (in italiano, “Stella d’oro”), nato maschio in una famiglia della Manciuria rurale, vicino Shenyang, e diventato femmina all’età di 28 anni grazie ad un intervento che l’ha resa la più nota e chiacchierata coreografa del suo paese. Scritto con un linguaggio semplice ma efficace, capace di restituire la genuinità delle contraddizioni interiori della protagonista donando alla sua vita un che di fiabesco, quasi fosse una favola moderna, il libro ripercorre le tappe principali di un’esistenza per molti versi straordinaria.
Partendo dalla sua determinazione di bambino, disposto a tutto pur di abbracciare la sua unica passione, la danza, Jin Xing descrive il suo arruolamento presso la scuola militare di Shenyang come ballerino di fila, destinato a esibirsi nei balletti di propaganda comunista, nei quali non soltanto la distinzione fra ruoli maschili e femminili è molto rigida e netta, ma le emozioni non hanno alcuno spazio lecito, causando al ragazzo una certa sofferenza. Sarà a Canton, dove Jin Xing scoprirà per la prima volta la danza moderna con il suo libero fluire di senzazioni interiori veicolate attraverso il corpo, che il vero desiderio segreto del ragazzo comincerà a schiarirsi nella sua mente: fra un passo di danza e le prime, piacevoli pulsioni sessuali per gli uomini, serpeggia infatti in Jin Xing la “strana” sensazione di voler essere qualcun’altro, di avere un completo accesso alla sua intimità più “femminile”, per poter finalmente interpretare i ruoli che il ragazzo sente a sé più congeniali. L’idea di diventare fisicamente una donna è ancora vaga e confusa nella mente di Jin Xing, ma la scoperta della danza moderna è sicuramente un passo ulteriore verso la consapevolezza di un’identità ancora nascosta.
Successivamente emigrato negli Stati Uniti con una borsa di studio, Jin Xing scopre finalmente il proprio talento come ballerino e soprattutto coreografo di danza moderna, ormai lontano dai virtuosismi fini a se stessi della disciplina ferrea imparata in Cina. Ma l’America è anche territorio di scoperta dell’amore, condiviso con diversi uomini che lo amano per la sua natura ora percepita come femminile, ora come ambigua. Nonostante Jin Xing non mostri mai di criticare l’omosessualità degli uomini che incontra - cosa che, vista la discriminazione che gli omosessuali sono costretti a subire in Cina, va di certo a suo onore - tuttavia comincia lentamente a farsi strada in lui il sospetto di non essere gay, ma di amare gli uomini da un punto di vista eccentrico, ancora da scoprire. Il senso della vita non tarda ad arrivare, se ci si lascia trasportare dal fluire dei movimenti nella danza: l’incontro con Murray Louis, celebre ballerino e coreografo americano, incita Jin Xing a produrre delle proprie opere fra le quali spicca Half Dream, il cui titolo emblematico rievoca da un lato un’atmosfera a metà strada fra Est e Ovest e fra uomo e donna, dall’altro l’antica leggenda dei due amanti sessualmente ambigui Liang e Zhu, la cui storia, cantata anche nelle opere classiche sia in cantonese che in mandarino, è conosciuta in inglese con il titolo di The Butterfly Lovers. Questa è l’essenza di Jin Xing all’età di 22 anni: capelli lunghi e sguardo da femme fatale, corpo maschile e fascino da diva acerba, al confine fra i generi sessuali e già capace di sconfinare verso l’altro sesso grazie alla libertà fornitagli dalla danza.
Ma sarà in Europa, dove si recherà successivamente, che Jin Xing riuscirà a dar nome al proprio desiderio: a Roma, incontrerà la prima transessuale della sua vita, una presentatrice televisiva, mentre in Belgio prenderà i contatti con un medico per avere dettagli sull’operazione. Ora il ballerino sà che diventerà una donna, anzi: una ballerina, la migliore mai esistita in Cina. Perché è proprio in Cina che la sua vita rinascerà, dopo tante peripezie in giro per il mondo: è lì che infatti Jin Xing decide di farsi operare, mettendo letteralmente al mondo se stessa con dolore e con fatica, rischiando addirittura di perdere tutto, l’uso delle gambe e dunque la danza, unica vera ragione di vita. Alla fine però sarà lei a trionfare sul destino, diventando un’autentica donna di altri tempi, circondata da un’aura di fascino impalpabile e da uomini di ogni nazionalità, caparbia e autoritaria, proprietaria di un noto club raffinato di Pechino e venerata come una regina a Shanghai, dove vivrà con marito e figli, e in Europa, Parigi in primis. Un libro sfavillante come la sua protagonista, eroina di una favola in fondo non troppo sui generis e proprio per questo avvincente.
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