Da Shakespeare a Tarantino, la proverbiale pietanza da gustare fredda è stata spesso il piatto forte di tante cucine d’autore. Anche Patrick Fogli ha scelto questo tema per Lentamente prima di morire, il suo romanzo d’esordio, edito da Piemme. Alla base della storia c’è un giro di vendette. Ma chi si sta davvero vendicando? E per quali torti?
Forse Gaspare Nunia, di professione mafioso, specializzato in sgozzamenti. Quando questi fugge dal carcere, il commissario della questura di Bologna, Gabriele Riccardi, capisce subito che Nunia è evaso per lavare col sangue antiche offese. Essendo stato il responsabile della cattura del mafioso, Riccardi pensa in un primo momento di essere lui il bersaglio.
Tuttavia non fa in tempo a formulare questo pensiero, che una situazione drammatica lo travolge: la sua amata cade in coma dopo aver mangiato un cioccolatino. A questa tragica fatalità, si aggiungono presto altre vittime, morti apparentemente casuali, concorrono però a creare una visione d’insieme sospetta e a tessere una tela sempre più stretta attorno alla figura del commissario. A questo punto entra in gioco un misterioso personaggio, che nel suo laboratorio modifica virus e sintetizza veleni, un assassino silenzioso e spietato, al confronto del quale lo stesso Nunia appare quasi tranquillizzante. Mentre la storia dello "scienziato pazzo" si rivela inevitabilmente quella di un’altra vendetta, Riccardi e Nunia sono costretti ad avvicinarsi e a ritrovarsi, se non proprio sullo stesso piano, almeno nella stessa inquadratura. A Gabriele Riccardi tocca il compito di forzare il destino della storia. Il commissario, che per tutto il romanzo ha agito come intontito dal suo dolore, per risolvere il caso è costretto a prendere decisioni difficili e drammatiche. Nelle pagine finali Riccardi perde la propria integrità di "sbirro", ma acquisisce profondità come personaggio e salva il romanzo da un finale un po’ troppo rassicurante.
Lentamente prima di morire è una storia intensa e intricata, cinematografica quanto basta per piacere. La narrazione si articola in tante "finestre" che si alternano in primo piano. Il punto di vista del narratore è prevalentemente quello del commissario; tuttavia tutti i personaggi principali hanno il beneficio di almeno un capitolo nel quale possono esprimersi in prima persona; un espediente che permette di entrare nel vissuto dei personaggi e capire come hanno fatto a diventare quello che sono. La scrittura è efficace e scorrevole (per fortuna, visto che il romanzo che supera le 400 pagine!). Siccome nulla è perfetto e men che altro le opere prime, ci sono alcuni dettagli perfezionabili; durante la lettura si incontrano passaggi che avrebbero forse beneficiato di una narrazione più veloce.
A parte questi pochi particolari, Lentamente prima di morire è sicuramente un esordio brillante, un romanzo riuscito, anche grazie a un tocco di humor nel linguaggio, che caratterizza lo stile. Patrick Fogli, trentaquattrenne bolognese, si presenta inoltre con un ottimo biglietto da visita: è infatti la più recente scoperta di Luigi Bernardi. Un altro autore si aggiunge quindi al ricco carnet di scrittori "made in Bologna", la città che, per dirla con la parole dello stesso Fogli: "E’ come la mela di Biancaneve, rossa, matura, sugosa. Ma se la mordi e scopri com’è sotto, rischi di morire avvelenato".
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