In edizione ahimé molto limitata nella tiratura esce in sordina la riedizione rimasterizzata di un classico dello spionaggio tratto da un romanzo di John Le Carré. The Looking Glass War rende forse meglio l’idea di questo Lo Specchio delle Spie che, benché datato nei temi e nei ritmi, non deve mancare nella dvdteca di un appassionato del genere. Giocando forse forzatamente su una fascetta che ci mostra Anthony Hopkins giovane in un ruolo di protagonista che nella storia  appare meno rilevante di quanto non voglia apparire, il film ci riporta indietro di quarant’anni al migliore John Le Carré ma anche a un cinema di spionaggio, d’intrigo, senza effetti speciali. Leiser (un Christopher Jones, bello e dannato che molti ricorderanno in La figlia di Ryan) è un clandestino polacco deciso a tutto pur di ottenere la cittadinanza inglese. Eroe ribelle, affascinante e cinico più legato alla moda cinematografica  del tempo nel film che nel romanzo originale, accetta di recarsi in Germania orientale per una missione di spionaggio. In realtà Leiser vuole solo un figlio, una famiglia, una stabilità che gli è negata proprio dal suo fascino”selvaggio”. Susan George, la ragazza che ha messo in cinta e che non ama, ha abortito credendo di liberarlo di un peso senza rendersi conto di averlo ferito profondamente. Ma Leiser ormai ha deciso, accetterà la missione per accertarsi che in Germania non ci siano supermissili atomici puntati su Londra. Lo fa per sfida, per male di vivere e anche perché ha stretto una singolare amicizia virile con il funzionario del Foreing Office John (Hopkins) che ha tutto ciò che a lui manca - la famiglia, la stabilità - eppure è ugualmente scontento. I due si scazzottanno, si ubriacano, alla fine si rispettano. Poi la missione comincia ma, come sempre accade nel mondo delle spie, tutto ha una doppia faccia ed è una guerra distorta da uno “specchio segreto” (quello del titolo originale) che deforma e mente. Leiser è stato equipaggiato con attrezzature vecchie di vent’anni, male addestrato. Alla fine la sua missione non conta, è una copertura. E il finale tragico arriva a dimostrazione di una tesi già evidente nella morte quasi casuale di un altro agente nel prologo. È un mondo senza glamour, senza effetti speciali, fatto di piccoli uomini e intrighi meschini. L’amore, l’amicizia sono destinati a essere fraintesi, a fallire perché il Gioco divora tutto e tutti. È la magia di Le Carré trasferita in un ottimo film che certo non ha ritmi adrenalinici o un intrigo mozzafiato ma che, come i migliori romanzi dell’autore che lo ha ispirato, ci racconta qualcosa di più dei semplici (sic!) meccanismi della Guerra fredda. E forse dei rapporti umani. Da vedere  per riflettere.