Ad aprire un qualunque giornale oggi, fine febbraio 2006, sembra ancora di stare dentro la sala. Là, nella finzione quindi, si fondono la Connex e la Killen, mentre qua, in prima pagina, a fondersi sul serio sono la Suez e la Gdf (Gaz de France). In entrambi i casi qualcuno ci rimette: alcune compagnie petrolifere americane in Syriana a vantaggio dei cinesi, l’Enel nella realtà a vantaggio dei francesi.
Questo parallelo, tanto per dirne una, è uno dei pregi di Syriana, dello sceneggiatore (Traffic, Confessioni di una mente pericolosa) nonché regista, Stephen Gaghan: attirare l’attenzione del pubblico su quella persistente zona grigia che abbraccia politica estera, finanza, e gli immancabili servizi segreti, argomento certo ostico e di difficile decifrazione ma che non soltanto ha delle ricadute tutt’altro che trascurabili sulla vita di tutti i giorni, basti pensare alla recente crisi energetica dovuta alle ridotte forniture di gas dalla Russia, ma che continua incessantemente a fornire spunti narrativi a svariate sceneggiature.
Col ricorso massiccio al montaggio parallelo (che per definizione non implica la simultaneità dell’azione a differenza di quanto accade in quello alternato), le location si ricorrono l’un altra, con l’azione che annunciata da un’immancabile sottotitolo si sposta da Washington a Teheran, dall’Arabia Saudita all’Iran, dal Libano alla Svizzera, in un continuo rimando dove gli interessi sono e rimangono eminentemente economici mentre le casacche di appartenenza cambiano alla stessa velocità con la quale varia ultimamente il prezzo del greggio.
Del pregio, una fotografia attualissima dello scenario mediorientale (anche se un film del genere quanto più scende nei particolari tanto più corre il rischio di essere oltrepassato dalla realtà…), dei difetti si sta per dire: quello principale è l’impressione che gettate le premesse dello scenario manchi il coraggio di andare sino in fondo nelle conclusioni preferendo arrestarsi a una generica denuncia delle malefatte CIA (peraltro già viste e straviste…), insieme ad alcuni inserti di stampo melodrammatico (vedi quello che capita al personaggio interpretato da Matt Damon…) che paiono entrarci poco con il resto.
Golden Globe 2006 a George Clooney come miglior attore non protagonista e due nominations agli Oscar 2006: miglior attore non protagonista (George Clooney) e migliore sceneggiatura originale.
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