Siamo nella campagna inglese ed è il 1944. Tempo di guerra, di stenti e di odio. Tutte cose che apparentemente sembrano non toccare un placido vecchietto di almeno novant'anni, i cui unici pensieri nella vita sono le sue api e il tirare avanti nonostante i molteplici acciacchi dell'età.

La vita di questo signore dall'intelligenza vivissima muta radicalmente allorché compare nella sua vita un bambino sperduto. Il bambino non parla, forse a causa di qualche shock; scrive un tedesco stentato, che sia un piccolo ebreo sfuggito per miracolo a qualche campo di concentramento? Comunque sia, ha con sé un curioso pappagallo, che tra le varie cose che dice recita talvolta anche una sequenza di numeri in tedesco. Che cosa significa questa serie di cifre? E' forse un codice? Inutile dire che intorno al bambino si assiepano numerose persone con i loro interessi poco puliti. E dopo un po' ci sarà anche un omicidio, con conseguente sparizione del pappagallo. Il vecchio novantenne decide così di tornare ai fasti della giovinezza e usare il suo acume un'ultima volta per restituire al bambino il suo unico compagno di giochi. Perché il vecchio non è uomo qualunque; anche se non viene mai detto esplicitamente, è chiaro che si tratta nientemeno che del più grande investigatore mai apparso sul pianeta. Proprio lui, Sherlock Holmes!

Inizia così Soluzione finale, un romanzo breve che mescola stili e generi diversi in modo non sempre omogeneo. C'è la storia di guerra, c'è il giallo a chiave, c'è Sherlock Holmes o qualcuno che gli somiglia tantissimo, ma la dimensione prevalente è quella della fiaba: tutta la narrazione è sospesa in una nube eterea e indistinta, dai colori trasognati di un vecchio libro di favole. Questa impressione è aiutata anche da alcune tavole illustrate che riprendono alcune frasi estrapolate dal testo, rendendole con originali soluzioni grafiche. Tutto il romanzo è poi pervaso da un senso opprimente di tristezza, un po' per i malanni del vecchio che lo rendono ormai solo la pallida ombra di ciò che era un tempo, e un po' per le tristi vicende del bambino.

Siamo abbastanza lontani dalla fantasia spumeggiante dell'opera più nota di Michael Chabon, Le fantastiche avventure di Kavalier & Clay. Qui la narrazione sembra non decollare mai, occlusa com'è da questo senso di tristezza. Certo, la materia trattata non si prestava a particolari guizzi di vita, e forse l'intento dell'autore era appunto quello di parlare degli orrori della Seconda Guerra Mondiale affrontandoli da lontano. Di buono resta comunque lo stile prezioso di Chabon, lieve ma deciso come un quadro ad acquerello. Se si cerca insomma una strana fiaba per adulti-bambini e non si ha timore di provare un po' di tristezza, Soluzione finale è il libro giusto da leggere.