… cogliere il fumus dell’eresia… perché i riflessi dell’eresia si riverberano immancabilmente nelle piccole scelte della vita degli uomini.

 

Eresia e delitto è un romanzo sospeso tra fantasia e realtà storica, ispirato a una storia di vita vissuta, raccolta in un manoscritto del XII secolo, scritta da Wernerio, o Irnerio, il maestro tedesco che traformò Bologna in uno dei primi centri culturali dell’Occidente.

 

Viterbo, anno Domini 1113. Wernerio di Walfrido e Bernardo di Clairvaux, giovano monaco cistercense, si ritrovano al cospetto di papa Pasquale II. Qualcosa di terribile, infatti, scuote la comunità laziale: qualcuno  ha affisso alla porta della Chiesa di San Giacomo un manifesto con 10 tesi, in odore di eresia. In quelle, infatti, si negano la natura divina di Cristo, l’origine sovrannaturale della Chiesa, l’importanza dei sacramenti di salvezza (comunione e confessione) e il ruolo legittimo delle due autorità che governano il mondo: l’Impero e la Chiesa.

 Proposizioni dettate da un’ eterodossia delirante e distruttiva. E accompagnate, in calce, da un’iscrizione indecifrabile.  Un’offesa e un pericolo per la comunità dei fedeli. Wernerio e Bernardo,  considerati i migliori investigatori della Chiesa,  ricevono dal papa in persona l’incarico di stanare l’impudente artefice del gesto profano.

 

In mancanza di indizi concreti, l’indagine di Wernerio e Bernardo si basa sulla minuzia dei dettagli: voci raccolte da gente del popolo, pagine strappate da codici in lingua greca, testimonianze spontanee rese da derelitti  al margine della società. In un crescendo di colpi di scena, che spingono anche Wernerio a fare i conti con un episodio sopito del passato (la morte,  in un incidente di caccia, del proprio signore e rivale in amore),

la soluzione finale, cruenta e implacabile, si profila come lo specchio della società del tempo.

 

Giuseppe Mazzanti, medievista dell’Università di Bologna e collaboratore dell’ Enciclopedia Treccani, intreccia storia e finzione, con maestria e ingegno; e, per il piacere dell’erudito e la curiosità del profano,  restituisce uno spaccato vivissimo della società del XII secolo. Tentato dalla contaminazione dei fatti documentati, là dove il gusto dell’evasione prende il sopravvento, egli dà vita, con Eresia e delitto, a un romanzo godibilissimo, che ha il ritmo di un thriller e il respiro di un divertissement. E che, a differenza di un saggio, richiede una storia, non la Storia: ma da quest’ultima mutua atmosfere, paesaggi e protagonisti, insieme con il colorito e l’andamento linguistico.