Un  tranquillo paesino della Provenza, ritmi lenti e collaudati. Un inverno fatto di bufere di neve e caminetti accesi. Uomini che conoscono la fatica dei campi e sono stati temprati dalla vita. Tutto scorre sempre uguale a se stesso, placido e tranquillo… ma è solo un illusione! Rancori, tradimenti e vendette si intrecciano ingannevoli, mentre nella zona spariscono misteriosamente diversi hippy. E così il Commissario Laviolette viene mandato a indagare, a scoperchiare il silenzioso calderone dei risentimenti. Mentre la sua strada è attraversata da scrofe dal fiuto portentoso, giovani ereditiere e donne fatali con la passione per i gioielli. Il tutto fino allo sciogliersi della vicenda, in un finale parossistico e inaspettato.

Pierre Magnan, famosissimo in Francia, ci guida per mano nella vita della provincia francese, cantando le bellezze di luoghi e paesaggi e le brutture dell’animo umano. Il suo è un libro che parte piano, quasi sottovoce, con una prosa densa e articolata, un periodare ricco e corposo. Non ci sono immagini rapide e scattanti da videoclip, dialoghi frenetici e fuorvianti, ma descrizioni di anime e di luoghi che compongono un mosaico descrittivo di eccezionale profondità. Si ha l’impressione di essere lì, in Provenza, di conoscere i protagonisti, di sapere cosa diranno, cosa faranno… ma è solo un illusione, l’animo umano e ingannevole più di ogni cosa e Magnan lo sa! La sua narrazione procede inesorabile fra l’efferatezza dei delitti e le piccole gioie della vita di provincia, sorprendendo per la complessità della vicenda e la qualità eccezionale della prosa. Il suo libro è un piccolo gioiello che brilla, che affascina, che cattura, a cui si vuol tornare con avidità e chiuderlo una volta finito da una sensazione di sconforto per la perdita di quei luoghi e di quelle atmosfere. Ma in fondo possiamo sempre tornare lì… nella Provenza di Magnan… basta riaprire le pagine e sederci vicino al commissario Laviolette per bere insieme un bicchiere di vino e parlare della vita mentre il profumo del tartufo riempie l’aria e le donne appassionate cantano canzoni d’amore.

C’est la vie!

 

Dopo la recensione del libro, alcune parole vanno doverosamente spese per parlare della collana in cui il libro di Magnan si inserisce. Si tratta della collana I luoghi del delitto della Robin Edizioni. L’editore ha proposto una serie di romanzi di autori prestigiosi con il minimo comun denominatore della serialità dei personaggi e dell’assoluta rilevanza del luogo in cui si svolgono le vicende. Il luogo del delitto, l’ambientazione, in questi romanzi sono un personaggio fra i personaggi, una voce fra le voci, hanno un proprio ruolo, un proprio fascino che avvince il lettore. Come non pensare alla Sicilia di Camilleri o alla Milano di Scerbanenco o alla Francia di Simenon, solo per citare alcuni esempi in cui il luogo la fa da padrone. Per dar ancor più risalto a ciò, ogni volume, editorialmente curatissimo, si arricchisce all’inizio di alcune pagine dedicate al luogo del delitto, in cui si parla della cucina, delle tradizioni, delle persone di quei luoghi, dando al lettore, ancor di più, la sensazione di entrare totalmente in quelle strade, in quelle vie, in quelle piazze in cui tutto si svolge. Un plauso va anche per la scelta degli autori inseriti nella collana, fra cui Jean Failler, Massimo Mongai e Mario Quattrucci. E nello specifico di Il Commissario nella Tartufaia per la splendida traduzione di Emilia Gut.