Da alcuni mesi la casa editrice Diabasis annovera anche un’interessante collana noir, “Emilia Suite”. A inaugurarla è stato il romanzo La banda della croce di Gian Ruggero Manzoni, un’opera mainstream, che fa riferimento al mondo del noir e del thriller storico per più di un motivo.

Inizialmente potrebbe sembrare un romanzo storico, dal momento che la vicenda alla quale si ispira è documentata, sebbene poco nota e tenuta a lungo segreta, ma alla puntuale ricostruzione storica si accompagna una narrazione dalla forte connotazione noir, che propone al lettore, col suo ritmo serrato, una girandola di azioni e colpi di scena.

Siamo, dunque, tra l’autunno e l’inverno del 1945. Mentre i vincitori del secondo conflitto mondiale celebrano il processo di Norimberga, in una Amburgo disseminata di macerie materiali e morali si aggira un gruppo di reduci nazisti, affiancati da altri ex-collaborazionisti europei. La loro composizione è eterogenea, il loro scopo è chiaro: proseguire una lotta senza quartiere contro gli Alleati e contro quei tedeschi che sono scesi a patti con gli ex-nemici del Reich. Inizia così una girandola di azioni sanguinose, un’autentica “danza della morte” che culmina col bestiale assalto alla caserma dei pompieri di Altona nella notte di Capodanno, dove trovano la morte un centinaio circa tra militari alleati e civili tedeschi. A dare la caccia a questi epigoni del nazismo sono in molti: i servizi segreti alleati, la Military Police americana, l’ambigua Gendarmeria tedesca e i “Figli di Isaia”, un’associazione segreta di ebrei scampati allo sterminio e assetati di vendetta. Il confronto sarà spietato e senza esclusione di colpi, fino all’epilogo nibelungico, spettacolare e drammatico.

Come si vede, l’argomento trattato è quanto mai delicato e Manzoni riesce ad affrontarlo con grande consapevolezza, straordinaria sensibilità e notevole spregiudicatezza, rigettando ogni stereotipo letterario o ideologico, sforzandosi di offrire una storia avvincente e, al contempo, un’acuta indagine sulle ragioni e le radici di un fenomeno politico condannato dalla storia, ma capace di sopravvivere alla propria sconfitta.

Col ritmo travolgente di una sceneggiatura cinematografica, affidandosi ad una prosa essenziale ed efficace soprattutto nelle scene d’azione, l’autore muove personaggi emblematici, cesellati a tutto tondo con apprezzabile incisività. Così, Georg Halder e Gregor Strasser diventano gli alfieri di un cameratismo vagamente omosessuale, votato ad un ideale superomistico di eroismo guerriero da perseguire con coerenza assoluta e intransigente, quella stessa che anima l’italiano Cino Cavalcanti, ma che trova il suo squallido rovescio nelle figure di Wulff e Brunner, aguzzini sadici e brutali anche nei confronti dei camerati più deboli, mentre il belga Darré e il russo Petrovic risultano figure assolutamente marginali e abiette. In questo inquietante viaggio dentro il Male, differente risulta il ruolo della bella francese Clarette Meliès, che sembra porsi, col suo fascino sensuale e il suo sano realismo, come unica speranza di redenzione, estremo appiglio verso una salvezza possibile, ma forse non desiderata.

La banda della croce è un libro da assaporare con cura, apprezzandone i molteplici e sempre più raffinati livelli di lettura e accogliendone la sollecitazione al salutare recupero di una memoria, oggi più che mai, doverosa.