Il titolo che ho dato non è mio ma il tema di un convegno che si è tenuto sabato 10 a Più Libri Più Liberi e mi serve per dire tante cose: per prima che la manifestazione è una fiera espositiva della piccola e media editoria ma è anche un luogo dove l’AIE (Associazione Italiana Editori), in collaborazione con altre istituzioni, tende a precisare alcuni temi fondamentali per lo sviluppo del libro. In sostanza per fare in modo che il numero dei lettori in Italia, piuttosto scarso, aumenti ed anche di molto.
Io passo spesso davanti al Palazzo dei Congressi all’EUR perché a fianco si erge il palazzone della SIAE, dove come autore mi occupo della tutela dei nostri diritti. Non è un lavoro il mio ma rappresento gli autori perché sono stato eletto da loro. Di solito il Palazzo dei Congressi è triste da vedere e così rimane, visto da fuori, anche nei quattro giorni della manifestazione (8/11 dicembre) ma quando si entra tutto cambia: nell’enorme salone una miriade di stand, pieni di libri e quindi di colori, ma quello che colpisce subito è la folla.
Sabato 10, sono stato alla fiera dalle dieci del mattino, ora di apertura, con gente in coda per entrare, fino alle otto di sera ed ho visto sempre folla, variopinta e varia: scolaresche imbacuccate e infreddolite, bambini allegri con genitori felici, coppie che si temevano per mano e tanti, tantissimi giovani. La folla si aggira fra gli stand fermandosi davanti a tutti, come in una sorta di processione, controllando i libri esposti, parlando con gli espositori, gentili e disponibili, cercando anche di ottenere sconti, spesso concessi: per fortuna, molti si decidono a comprare ed allora li vedi aggirarsi per il palazzo con buste piene di libri o di materiale pubblicitario. Brillano soprattutto le buste del Comune di Roma e le borse in tela della Dario Flaccovio Editore. Una parte della folla trova la forza per salire il bianco marmoreo scalone (quasi un’ascesa) ed arriva al primo piano dove, oltre altri stand, ci sono sale e salette, di varie grandezze, che ospitano i convegni ma soprattutto gli incontri dei vari autori, organizzati dalle rispettive case editrici e che si dipanano con un ritmo teutonico, uno dietro l’altro, un' ora per uno non fa male nessuno. Per dire la verità, i convegni non mi sembra che abbiano una gran numero di spettatori ma in ogni caso hanno un pubblico di specializzati. Io ne ho seguiti tre, sabato, e per questo meriterei la medaglia d’oro ma, per vari motivi professionali, m’interessano tutti.
Il primo alle dieci s’intitola Videoleggimi ed è basato su una ricerca della Demoskopea sul libro in televisione. Ricerca che ha portato ottimi risultati: quando passa in tv il libro raddoppia le vendite. Ma a mio avviso ha dato anche risultati sorprendenti perché forse è finito il tempo del passaggio di un autore all’interno di un programma contenitore ma funzionano di più programmi specializzati, seguiti da un pubblico ristretto ma molto interessato . E non solo alle novità in uscita ma a tutta la letteratura: mi sembra importante sottolineare che è stato sufficiente parlare di Palazzeschi in un programma televisivo perché quest’autore dimenticato fosse riscoperto, con la vendita di quattro suoi romanzi. Purtroppo il convegno non ha affrontato il tema più importante, a mio avviso: come presentare il libro in tv? L’unico ad affrontare l’argomento è stato Franco Matteucci, RAI -Direttore Innovazione Prodotto, che sta cercando di varare una rubrica dedicata ai libri in prime time su RaiUno ma soprattutto sta sperimentando su canali satellitari, tipo RaiFutura, programmi e conduttori nuovi. Io, da vecchia (in senso figurato) volpe della televisione, spero proprio che Matteucci riesca a realizzare tutti i suoi programmi perché portare il libro in tv ha un’utilità reciproca: è utile per aumentare la diffusione dei libri ma anche ad alzare il tasso culturale della nostra tv. Confesso che io spesso trovo noiose le trasmissioni sui libri e le apparizioni degli autori, che sembrano dei commessi viaggiatori anche privi di verve, tristi e incapaci di comunicare, ma proprio per questo spero che le innovazioni di Matteucci spalanchino le porte di questo ammuffito Museo delle cere e facciano entrare aria nuova.
Altro convegno al quale ho partecipato, saltando quello sull’editoria gastronomica per evitare tentazioni pericolose per la mia mole, è stato quello indetto dalla SIAE sul tema: il lettore questo sconosciuto. Alla fine tale è rimasto ma la SIAE ha preso l’impegno di organizzare un altro incontro e soprattutto di parlarne sulla rivista Viva Verdi, organo ufficiale, con un forum che coinvolga tutte le categorie della filiera, dall’autore al libraio. E su Viva Verdi io scommetto sempre perché scrivo spesso sulla rivista, occupandomi dei problemi dell’intrattenimento televisivo e della fiction.
Subito dopo (non faccio in tempo neanche a prendere il caffè, perché la sala è la stessa) parte il convegno al quale ho preso in prestito il titolo. Dove uno dei relatori è il mio amico Michele Mirabella ma poi si parla soprattutto dei festival letterari che cercano di andare incontro all’esigenza del pubblico d’incontrare gli autori dei libri. Ovviamente il pubblico cerca le star, gli autori famosi e la dimostrazione è data proprio da questa manifestazione, proprio nel pomeriggio: agli incontri che vedono protagonisti prima Alessandro Baricco e poi Andrea Camilleri c’è folla da stadio o da concerto rock. Servirebbe la polizia per frenare l’impeto e per coordinare le entrate e le uscite. Provo un senso d’invida ma, superata quest’umana debolezza, sono felice perché significa che un pubblico giovane c’è e cerca solo il modo per manifestare il suo entusiasmo e la sua partecipazione. Approfitto di questo mio spazio per fare una critica ai vari Festival della Letteratura, che puntano esclusivamente sulla fama degli autori (e quindi sui grossi editori) senza dare spazio alle novità della piccola e media editoria. A conferma cito l’inchiesta uscita su Book Shop, dove questo problema è affrontato dagli editori più coraggiosi che non trovano spazio nei festival, a cominciare da quello di Mantova. Comunque “parlate parlate qualcosa resterà” o meglio accadrà. Proprio Più libri più liberi dimostra la vivacità di un’editoria che forse ha pochi mezzi ma sicuramente tante idee: fa sperare molto anche lo spazio dato ai libri dedicati ai ragazzi, in un grande spazio dove la colorata e chiassosa tribù di bambini rende allegro tutto il primo piano.
E la notizia positiva arriva oggi che sto scrivendo, il giorno dopo la conclusione: oltre 41000 visitatori hanno popolato il colorato mondo dei libri, guardando e comprando, sfogliando e leggendo, confermando un’antica passione o scoprendo una cosa che sembra tanto antica ma forse è la cosa più rivoluzionaria che esiste, cioè il libro. E nella Bibliolibreria, gestita da Biblioteche di Roma, dove i libri si potevano comprare o prendere in prestito, c’è stato un incremento del 60% nei prestiti e del 30% nelle vendite, a conferma che c’è sempre un pubblico nuovo da conquistare. La notizia ovviamente mi fa piacere anche perché posso dare una testimonianza personale: nella Bibliolibreria erano esposte cinque copie del mio romanzo Una vita sprecata e il giorno della chiusura, alle tre del pomeriggio, non le ho trovate più. Vendute o prese in prestito non ha importanza, quello che conta è che in cinque case le stanno leggendo. Spero che qualcuno non voglia picchiarmi, se dovesse incontrarmi.
Adesso le luci della fiera si sono spente ma spero che non si spengano mai le idee: come diceva il lancio, “I libri accendono le idee”. Stiano attenti a non spegnerle. Sarebbe la fine per tutti, per noi che scriviamo ma anche per quelli che leggono. Il libro è vita ricordiamolo e mai sprecata.
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