Ho praticato sport da combattimento per venticinque anni. Lucia Rijker, l’Orsa Blu di Million Dollar Baby di Eastwood, la conosco personalmente, ho visto centinaia di incontri di Boxe e Kickboxing, ho sentito l’odore rancido del sudore di palestre grandi e piccole, avvertito la paura dei pugili, udito le urla del pubblico. So cosa dico. Di solito film e romanzi sul mondo del pugilato non mi piacciono. C’è sempre quell’insopportabile rappresentazione patetica del boxeur con la “faccia piena di pugni”, un derelitto in un mondo di poveracci cui lo scrittore o il regista intellettuale si avvicinano con condiscendenza, come per fare un giro nei bassifondi in limousine e i vetri ben chiusi…

Chicago, 1957 non è così. L’editore ci comunica che Steve Monroe è stato reporter di Boxe e che dal suo libro trarranno un film. Bene, sono contento per lui. Ma non credo che sia questo che veramente gli interessa. Monroe ha scritto un “nero”, una storia di pugilato (ma dove di Boxe se ne vede poca, quello che è giusto) di scommesse, di gangster, di uomini costretti a giocarsi tutto, con i loro segreti. Ha scelto una prosa asciutta, dialoghi mitragliati come scariche di pugni. Le atmosfere fumose delle sale degli scommettitori, le palestre con i loro personaggi che a volte sono disperati ma mai patetici, i ricatti, i compromessi, tutto s’incastra in una vicenda raccontata con un taglio giornalistico, senza sbavature, tentativi di lasciarsi coinvolgere troppo. L’allibratore non scommette mai, dice uno dei personaggi. E lo scrittore resta sempre a lato dei suoi personaggi, li lascia agire e soffrire ma non formula giudizi, non prende posizione. Un grande romanzo alla Ellroy che mi ha ricordato vecchi film in bianco e nero. Houston, Hawks, Siodmak. Una lettura che piacerà anche a chi il pugilato non lo sopporta perché è una storia di sofferenze, di riscatti, di gente che deve continuare a lottare. Monroe ha la rara dote - comune solo ai maestri - di saper rendere simpatiche anche le carogne e senza trucchi e scorciatoie. Perché i suoi personaggi, allibratori, organizzatori, pugili che siano, vorrebbero il successo, i soldi, la redenzione forse, proprio come ogni scrittore vuole il successo. Ma dentro di loro conta piazzare un’altra scommessa, avere un’altra possibilità, tirare un ultimo pugno e vada come vada. Proprio come gli scrittori veri - e senza dubbio Monroe lo è - di certo sono gratificati da critiche  positive e lauti guadagni ma, nel profondo, chiedono solo di raccontare un’altra storia. Questo libro, più di tutto, parla di questo.