Leggere un romanzo di Kurt Vonnegut è un po' come navigare su Internet. Si inizia un percorso di lettura, poi magari si scova un link ipertestuale da qualche parte, si clicca e ci si sposta su altre pagine, che a loro volta conducono ad altre pagine ancora, attraversando un percorso ramificato in cui lasciare il tempo a frequenti divagazioni costituisce uno dei piaceri stessi della navigazione. La prosa di Vonnegut funziona allo stesso modo: un'autostrada che conduce il lettore a numerose svolte impreviste, deviazioni che lo portano su sentieri impensabili e dai quali ammirare scorci di paesaggi esotici prima di tornare sulla strada principale.
Non fa eccezione questo romanzo del 1965 riproposto da Feltrinelli, Dio la benedica, Mr. Rosewater. Il titolo alternativo è Perle ai porci: il riferimento è all'immensa fortuna del protagonista, Eliot Rosewater, rampollo di una tra le famiglie più abbienti di tutti gli Stati Uniti e figlio del Senatore Rosewater. Anzi, il patrimonio in questione è talmente elevato che il senatore ha deciso di costituire la Fondazione Rosewater, che si occupa di gestire i beni di famiglia facendo sì che il fisco non vi metta le mani sopra. Eliot però darà davvero "perle ai porci", almeno dal punto di vista del senatore suo padre, perché di punto in bianco ha iniziato a comportarsi in modo molto strano: presta servizio volontario come pompiere e addirittura usa il proprio denaro per aiutare la povera gente. Anzi, finisce per istituzionalizzare la cosa e trasformarsi in una one man band caritatevole.
Un comportamento del genere è intollerabile per il senatore. Potrebbe esserci una sola spiegazione: Eliot è diventato pazzo. Ma se così fosse, il patrimonio dei Rosewater potrebbe passare in blocco al "ramo cadetto" della famiglia, i poveri Rosewater di Rhode Island, che nemmeno sanno di essere imparentati col senatore...
Tutta questa vicenda è quasi solo un pretesto per Vonnegut, che si diverte (e fortunatamente diverte il lettore al tempo stesso) nel divagare su personaggi secondari, antenati, storie di fantasia, addirittura con qualche incursione nella fantascienza grazie all'alter ego ricorrente dello scrittore, Kilgore Trout. Come un gagliardo direttore di circo, l'autore passa in rassegna tutte le bestie del suo spettacolo umano, con i loro vizi e virtù – ma soprattutto i vizi, in primo luogo l'avidità e l'attaccamento al denaro. Ed è uno spettacolo impietoso, anche se dannatamente divertente.
Certo, Dio la benedica, Mr. Rosewater non sarà tra i romanzi più compatti di Vonnegut: ma si tratta comunque di un gran bel libro, consigliato a chi vuole farsi una sonora risata di fronte al cinismo altrui.
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