Se la popolarità della grande narratrice francese Colette (1873-1954) è da tempo testimoniata dal successo internazionale della sua opera narrativa, molto meno nota e pressoché inedita in Italia è la sua attività giornalistica.

Eppure Colette ha costantemente collaborato con diverse e importanti testate, spesso con articoli di costume e con recensioni teatrali e letterarie; e non sono mancate numerose e importanti incursioni nella cronaca nera e giudiziaria, in particolare come inviata a seguire due lunghi processi: quello contro l’algerina Oum-el-Hassen, tenutaria di un bordello, accusata di omicidi e di gravi sevizie nei confronti delle sue ragazze; e quello contro il tedesco Eugen Weidmann, accusato di ben sei omicidi, che sarà giustiziato a Versailles il 17 giugno 1939 (ultima esecuzione pubblica in Francia).

A questi articoli se ne accompagnano altri dello stesso genere, su criminali famosi come Bonnot e la sua banda, Violette Nozière, accusata di avere avvelenato i propri genitori, Germaine Berton, celebrata dai surrealisti, i famosissimi Landru e Stavisky, la pluriomicida Marie Becker… quasi a ricostruire una vera e propria inchiesta sul crimine in Francia nella prima metà del secolo scorso. Come scrive Maurizio Ferrara nella premessa all’intero corpus di questi articoli qui riunito, Colette «imprime al genere un tono innovativo», sia per la profonda penetrazione psicologica, sia perché sempre fedele al suo principio di vedere, senza inventare.