Roma, 1946. Siamo alla vigilia del referendum fra monarchia e repubblica. La guerra è appena finita ma le macerie sono ancora fumanti. Non si tratta soltanto di macerie materiali, ma anche morali e politiche. Quello che è caduto è il mondo dell’anteguerra, in cui ogni classe sociale aveva un suo ruolo ben preciso, in cui ogni persona aveva, o credeva di avere, una sua dignità. La fame e ogni genere di necessità per sopravvivere calpestano quello che resta della dignità umana, a Roma come altrove. Dopo il fragore dei combattimenti, è iniziato negli alti livelli un altro tipo di lotta, più o meno nascosta, quella fra servizi segreti delle nazioni alleate e con i sopravvissuti servizi segreti italiani. Il romanzo è una full immersion nella Roma ancora occupata dagli eserciti alleati e percorsa da contorsioni  e posizionamenti politici che ne determineranno gli assetti politici per molti anni a venire. Le potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale hanno iniziato a spartirsi l’Europa e l’Italia in zone di influenza con metodi che disconoscono le regole della diplomazia in tempo di pace. In questo scenario complicatissimo, Bruno Arcieri deve combattere su più fronti. In primis, quello interno al suo vecchio ufficio, dopo che il suo comandante, caduto in disgrazia a causa dell’epurazione, è stato allontanato. Anche Arcieri subisce un certo ostracismo: siamo nella fase in cui funzionari che si erano esposti con il passato regime si riposizionano nel nuovo senza interruzione mente altri, meno compromessi come Arcieri ma più scomodi e meno duttili, sono avversati. Nella rete a maglie larghe dell’epurazione c’è spazio anche per i regolamenti di conti, sia personali che professionali. Arcieri, uomo dalla personalità complessa e riflessiva, ha anche un altro tormento, più intimo e personale. Ama ancora la fidanzata Elena, ebrea fiorentina che, sopravvissuta alle persecuzioni raziali grazie a lui e ai suoi contatti, ha deciso di partire per la Terra promessa e di chiudere per sempre la loro storia. In mezzo a questa complicata situazione il vecchio comandante di Arcieri gli chiede di condurre al suo posto una delicata indagine, molto pericolosa anche perché privo di ausilio di mezzi e uomini.

La spy story di Gori diventa un romanzo corale, in cui diversi personaggi giocano su più tavoli, in un continuo ribaltamento di situazioni. Come in tutti i precedenti romanzi Gori ci offre uno spaccato documentatissimo di un periodo cruciale della storia italiana che potremmo trovare in un saggio storico ma non certo con la stessa piacevolezza di lettura.

Nel corso degli anni i lettori si sono affezionati al personaggio di Bruno Arcieri, rappresentato magistralmente in tutte le sue sfumature psicologiche. Anche personaggi minori o comprimari, come il rappresentante dell’aristocrazia romana caduto in miseria con i suoi giovani figli, il giornalista che sopravvive grazie alle sue inchieste, l’ex funzionario ministeriale, sono descritti magistralmente. Niente è lasciato al caso.

Come per tutti gli altri romanzi di Leonardo Gori, bellissima la copertina di Francesco Chiacchio.