Proseguono le indagini di Kostas Charitos, il commissario, ormai diventato comandante della polizia dell’Attica, creato dalla penna di Petros Markaris e di cui la RAI trasmetterà dal prossimo 12 settembre una serie TV in quattro puntate, dove a vestire i panni di Charitos sarà l’attore Stefano Fresi.

Il nuovo romanzo s’intitola invece “La violenza dei vinti”, edito sempre da “La nave di Teseo” nella traduzione esemplare di Andrea Di Gregorio. Qui Charitos, e la nuova commissario (o bisogna dire commissaria?) che, da qualche tempo in qua, ha preso il suo posto alla squadra omicidi, Antigone Ferleki, si trovano a dover risolvere una serie di delitti gratuiti. Cioè, di gente che uccide per niente, per futili motivi, con l’idea di fermare il mondo. Infatti, le vittime sono un professore universitario, Themistoklìs Rodakis, docente di materie scientifiche rivolte all’economia e all’informatica; e, poco dopo, un funzionario del Ministero dell’Istruzione, Stèfanos Rokkos, a cui era stata delegata la stesura della riforma universitaria mirata a ridurre il peso delle materie umanistiche, un tempo le più classiche nel campo della istruzione. 

A rivendicare gli omicidi – a cui poi ne seguiranno altri – qualcuno che è contrario alla deriva tecnologica della società, che lascia in strada, senza lavoro, tutti coloro che amano gli studi classici e che per secoli avevano dato lustro e lavoro alla Grecia.

Da qui la necessità da parte degli investigatori di individuare gli assassini nelle sacche di studenti con studi classici e che si vedono respingere le domande di lavoro perché altre sono le necessità industriali ed economiche del Paese. Tra l’altro, dopo il tentato omicidio, da parte degli stessi misteriosi attentatori, dell’amministratore delegato di una grande azienda informatica straniera che ha portato occupazione, la classe politica vive nel terrore che i delitti trovino altri sostenitori, tanto da spingere le aziende estere che vengono a investire in Grecia ad andarsene altrove. A nulla vale la conferma da parte della sorella di Antigone Ferleki, Elpida, insegnante di materie artistiche che conferma: “La caduta verticale dell’interesse verso le scienze umane, il numero degli studenti ammessi all’università che scelgono qualche insegnamento umanistico diminuisce ogni anno. E non si tratta di un fenomeno esclusivamente greco: lo si osserva in tutto il mondo”.

Certo, stavolta le motivazioni sembrano un po’ forzate, ma abbiamo visto, anche recentemente, che si può uccidere anche per niente.

Ovviamente, trattandosi di un giallo, non possiamo dire di più, se non che Charitos e la sua squadra arriveranno alla soluzione del mistero, che si risolve, come tutte le indagini tra informazioni, incontri e intuizioni e, per quel che riguarda Charitos, dopo la sua promozione, in noiose riunioni quasi quotidiane con il capo della polizia e il ministro dell’interno che, sollecitato dal governo di cui fa parte, teme la fuga di capitali da parte di imprenditori di tecnologie avanzate, e pertanto vuole informazioni continue su come procedono le indagini, con l’ordine di trovare prima possibile i colpevoli.

Intanto, come in altri romanzi che lo vedono protagonista, c’è anche molto della vita privata del nostro Charitos che, accanto alle spine del suo lavoro, ci racconta le consolazioni che trova nel nipote Lambros e con l’altro Lambros, l’amico comunista Zissis, alle prese con l’inaugurazione del nuovo centro di accoglienza che permette ai senza tetto un letto e pasti caldi, per altro non pochi cucinati dalle magiche capacità culinarie della moglie di Charitos, Adriana, i cui piatti – insieme alle brioches mattutine – costituiscono le migliori panacee agli affanni del poliziotto.

Con un finale a sorpresa, riguardante il personaggio di Zissis, il cui esito sarà sicuramente uno dei motivi di vita a latere della prossima indagine di Charitos.