Dove sei quando scrivi? Sia fisicamente che mentalmente
Mentalmente nei miei posti segreti, che sono sempre davanti al mare. Fisicamente ovunque: sono una donna, dunque scrivo nei ritagli, i luoghi fisici di scrittura sono un puzzle di posti privati, pubblici, compresi i mezzi di trasporto (che in realtà sono per me ideali). Dopo di che dipende da quel che si intende per scrittura: scrivo prima nella mia testa, e non ho bisogno di nulla: basta che io sia in movimento. L’atto finale è una trascrizione, e si svolge come sopra.
Come scegli le tue vittime, e i tuoi assassini?
Devo proprio dirlo? Penso che mi metterebbe nei guai, specie di questi tempi. E comunque vittime e assassini, nelle mie storie, si scambiano i ruoli molto di frequente. Recitano a soggetto e sono bravissimi in questo.
Qual é il tuo modus operandi?
È semplice: aspetto che i personaggi “nascano”. Si formano nella mia testa, e non posso fare nulla per costringerli a parlare. Quando sono pronti, preparo una scaletta capitolo per capitolo, poi faccio di tutto per contraddirla. Mi piace la dialettica, anche con i molti pezzi di me.
Chi sono i tuoi complici?
Il mondo. Sebbene per la maggior parte chi contribuisce alle mie storie non lo sappia. E non sapendolo, è totalmente onesto.
Che rapporti hai con i tuoi lettori e le tue lettrici? Avanti, parla!
Li vivo come ricettatori di opere rubate. Le mie.
Che messaggio vuoi dare con le tue opere?
Saper raccontare storie è un privilegio. Raccontarle a vanvera un peccato mortale. Si cambia il mondo, volendo. Ma quel “volendo” è davvero molto forte.
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