Il 18 novembre del 1922, a soli 51 anni, moriva Marcel Proust. Su di lui è stato scritto tutto: la sua monumentale opera è stata dissezionata, la sua biografia rivelata, la sua lezione divulgata. Le intermittenze del cuore, la memoria involontaria, la petite madeleine, l’incipit più bello della letteratura, Bergotte e il pezzetto di muro giallo, Odette e le fanciulle in fiore, Albertine, Charlus, il bacio della buonanotte, l’insonnia, le crisi di asma, i sogni ma anche Agostinelli, le case abitate, i salotti. E soprattutto la vocazione letteraria, temuta, assecondata, delusa e ritrovata, che pervade tutta l’opera (e la vita) di Proust.

A tutt’oggi Marcel Proust è considerato il più grande autore francese di tutti i tempi e Alla ricerca del tempo perduto, la sua opera più celebre, un monumento della letteratura entrato nel Guinness dei Primati per la sua lunghezza: 9.609.000 caratteri, scritti in 3724 pagine (secondo gli esperti per leggerla occorrono minimo 3 mesi). Proust fu un depresso, un indeciso, una vittima di se stesso. Proust e il Narratore della Recherche (chiamato “Marcel” solo due volte da Albertine ne La prigioniera) coincidono? Sì e no, resta un  mistero. Indubbiamente il Narratore è il portavoce di Proust: la Recherche è una sorta di autobiografia dinamica.

Dal 1927, anno del primo studio apparso su Proust, la sua opera è esplorabile all’infinito. Gli studi proustiani si estendono sui cinque continenti: dalla Cina al Brasile, dalla Corea alla Bulgaria, dall’Alabama al Giappone. Proust non stanca mai. Esiste un saggio per ogni argomento della Recherche: una vera e propria fabbrica letteraria. Jean-Yves Tadié ha detto che non si sfugge a Proust. È pur vero che nella vita dei suoi lettori egli rappresenta uno spartiacque.

Per rendere omaggio al più grande scrittore francese occorreva inventarsi qualcosa: imbarcarsi in un saggio sarebbe stato pericoloso; provare a scriverne la biografia, una missione impossibile; ogni commento o chiosa della Recherche avrebbe rappresentato un suicidio letterario. Con la sua opera e la sua vita, Proust ci appare come un vero e proprio mosaico, una girandola, un rebus da decodificare, un labirinto dove è facile perdersi. Dai commenti e dalle perplessità dei suoi lettori incontrati negli anni, è emerso che, per districarsi nel suo universo, serve una guida essenziale ma efficace. Da qui l’idea di un piccolo dizionario, di facile e rapida consultazione dove ritrovare nomi, luoghi e parole chiave nel tentativo di indirizzare il lettore verso una più comprensibile e godibile passeggiata tra le 3724 pagine dell’immensa opera proustiana. Alla ricerca di Proust, perduto e ritrovato.

Dizionarietto proustiano di Federica Marchetti (Edizioni Il Foglio, 2023)