Ogni giallo di Giulio Leoni ha a che fare con una pagina di storia. E l’autore sa bene come inserire i suoi personaggi nei luoghi e nell’atmosfera del tempo. É un suo dono precipuo. Anche per questo è sempre un piacere leggere i suoi libri a cominciare,naturalmente, da quelli che hanno Dante Alighieri per protagonista, la sua serie forse di maggiore successo, ma anche quando fa muovere la storia in altre epoche e momenti.
Ad esempio, l’ultimo “La tempesta di luce”, edito da Nord, in libreria da queste settimane, è ambientato nel 1945, sul finire della seconda guerra mondiale. O, meglio, è ambientato oggi, con protagonista un alter ego dello stesso Giulio Leoni, professore di liceo in pensione, e come spalla una sua presunta, quanto vivace, ex allieva, Alessia Rovello, ma affonda nella seconda guerra mondiale.
Quest’ultima, a bordo di una Panda scalcagnata arriva sotto casa del professore la sera tardi e lo convince ad andare a trovare una persona in funzione di consulente di storia, specialista della seconda guerra mondiale. La persona in questione è un’anziana signora, Miranda Romani, che vive in un quartiere popolare, al sesto o settimo piano di una casa senza ascensore e il professore già lancia fulmini contro la ragazza, un po’, prima, per la sua guida spericolata, e poi per quei piani di scale a piedi. Ma sarà questo l’inizio di una avventura che, appunto, tra oggi e ieri, condurrà il lettore, in compagnia del professor Leoni e della simpatica Alessia, prima in Germania, dove si aggiungerà alla coppia una bellissima ragazza tedesca, Krim, che avrà una parte non secondaria nell’intrigo che il tranquillo professore dovrà affrontare per dare soddisfazione alla sua curiosità, e poi di nuovo in Italia. La signora Miranda infatti ha mostrato al professore una vecchia fotografia, risalente al 27 marzo 1945, in cui c’è il fratello e altri due “camerati” (sulla foto, conla data, trova scritto “tre camerati”) a bordo di un U-Boot, un sommergibile tedesco,. “Con il tempo l’inchiostro del timbro si era schiarito al punto di rendere di nuovo visibile la parola cancellata. Si leggeva a stento, ma avrei detto che fosse Lichsturm o Leichtsturm o qualcosa di simile”. Dalla signora Miranda poi verremo a sapere che da quel momento inpoi non ha più avuto notizie del fratello, del quale ancora spera in un miracoloso ritorno. Ma sarà così? E che cosa nasconde quella parola tedesca, Lichsturm o Leichtsturm, che vuol dire “tempesta di luce”? Ben presto sarà drammaticamente chiaro che si tratta di una potente arma nucleare inventata dai tedeschi, con la quale si sarebbero assicurati la vittoria finale contro gli alleati. E quest’arma esiste ancora? E se esiste ancora chi l’ha in mano?
In questo quadro, tra presente e capitoli che rimandano alla seconda guerra mondiale e successivi anni, la scoperta del professor Leoni e della sua allieva Alessia, si fa ricca di incognite, perché scoprono che alla sua ricerca dell’arma c’è anche un gruppo di nostalgici nazisti, che ben preso i due si trovano alle calcagna. E non sono proprio tipi tranquilli, anzi non esitano ad uccidere e minacciano di farlo ancora. Inevitabilmente, il professor Leoni e Alessia si troveranno ad aver a che fare con quella gente, convinta che l’arma esista e che si trovi da qualche parte in fondo agli abissi marini. E la foto del fratello con i due camerati a bordo dell’U-Boot che il professore e Alessia hanno in mano grazie alla sorella di Mario Romani sembra dare l’indicazione del luogo in cui il Lichsturm o Leichtsturm è stato inabissato. Ma a dare una mano al professore e ad Alessia adesso sarà anche una sua vecchia conoscenza, che lui chiama Pippi Calzelunghe per la sua somiglianza con il personaggio, una burbera poliziotta che il professore ha conosciuto in altre avventure e che lei non manca di rimbrottare per ritrovarsi sempre inmezzo ai pasticci. E che pasticci!
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