Dove sei quando scrivi? Sia fisicamente che mentalmente
Fisicamente mi trovo nel mio studio, circondato da libri, appunti e disegni. Mentalmente mi trovo in tanti luoghi allo stesso momento. Un po’ come Moby Dick. Come scegli le tue vittime, e i tuoi assassini? – Si tratta di un autentico casting. Devono essere imperfetti nella loro perfezione. Credibili e verosimili, ma soprattutto animati da grandi passioni. Sono le passioni, infatti, a renderci vittime o carnefici. Due categorie di personaggi che si assomigliano più di quanto siamo disposti a credere.
Qual é il tuo modus operandi?
Scrivo dalle tre alle cinque pagine al giorno, tutti i giorni. Lavorando per lo più solo alla mattina. Baso le mie trame su una sinossi a maglie larghe, poco più di una traccia, per non limitare la mia creatività. Spesso mi interrompo per svolgere qualche ricerca storica. La regola fondamentale è una sola: divertirsi.
Chi sono i tuoi complici?
Mia moglie, il “lettore zero”. Non consegno all’editore nemmeno una pagina se c’è qualcosa che, a suo giudizio, non funziona. E poi c’è D’Artagnan, il mio jack russell: l’addetto alla stampante (perché mente scrivo mi dorme vicino).
Che rapporti hai con i tuoi lettori e le tue lettrici? Avanti, parla!
Ottimi! Almeno da parte mia. Molti di loro mi seguono su Facebook e su Instagram. Ma soprattutto, mi cercano assiduamente in libreria. Mi diverto molto a incontrarli durante le presentazioni. È uno splendido scambio.
Che messaggio vuoi dare con le tue opere?
Che con un libro in mano, il mondo diventa un posto migliore.
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