Oggi esce A Salina il vento cambia (Giacomo Cacciatore e Raffaella Catalano, Leima, 212 pp.). Sì, il sole si vede a sprazzi ma, tranquilli, non piove. Del resto siamo a Salina, ed è estate.
Dopo l’arrivo di Franz Pomar, la stazione dei carabinieri cerca di adeguarsi al recente riassetto: lo stesso comandante si barcamena tra antiche passioni e nuovo rigore, ma qualcosa ci dice che il suo tumulto interiore gli darà scompiglio; Florio Danese resta sospeso tra la cronaca filmata degli eventi dell’isola e un tuffo al cuore inatteso; Erminio Ciprì prova a mettere a fuoco il proprio essere una figura di contorno e l’esperiente maresciallo Alfredo Annaloro ha perduto qualcosa ma non il suo proverbiale equilibrio.
I fratelli Tao e Roi, accompagnati dalla misera Lea e dall’inutile Palombo (nomen omen) sono giunti da Palermo per cialtroneggiare un po’ sull’isola. Cercano con pervicacia di farsi del male e il salinese Denis Serrone dell’High Tech Paradise non si fa pregare, mettendoci del suo.
Austin Perry è fuggito dalla tv degli chef e si delizia della semplicità della cucina isolana, lontano da ogni nostalgia ma con una punta di saudade innata.
Avrebbe bisogno della suo buonsenso la vigilessa Mara Campagna, ostinata a non vedere la felicità ad un passo e a inseguire la mortificazione.
Giampaolo Fratantoni è un replicante dell’Italia che spende e che spande la sua putrescenza su ogni cosa. In questo caso darà il peggio di sé in una cavalcante campagna elettorale, insaporita “dai più bei culi della tv”, le Italiette. Tra di esse spicca l’ape regina, Vanessa Scalise, sole e ombra della sua gemella Celeste.
Infine c’è Silvia Biviano, fulcro d’azione silente, concentrato delle occasioni perdute, maestra nell’ipoteca dell’infelicità e collezionista di colpe. Che si salvi o meno dalla malinconia poco importa, perché è essa stessa malinconia dei giorni che mai più si rivivranno.
Nel romanzo di Cacciatore e Catalano c’è la Salina statica, quella di scoglio duro, che viene sferzata e battuta dai venti della novità e se ne fotte, sicura che quando la tempesta sarà passata tutto tornerà come prima; e c’è la Salina dei figuranti di passaggio: predatori edilizi, collezionisti di emozioni a buon prezzo o schegge impazzite che non sanno se andare via o restare per sempre.
Seguendo la scia già tracciata dagli autori, che da un paio di anni selezionano per Ianieri i romanzi della collana Le dalie nere, verrebbe da dire che c’è un giallo nuovo in Sicilia deciso a smarcarsi dai monumentali e antitetici modelli di Sciascia e Camilleri e che, semmai, si propone di coniugare lo sguardo prospettico del primo con l’adorabile leggibilità del secondo.
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