Il volume ripercorre la vita e gli scritti di una scrittrice notissima negli anni Trenta e Quaranta e oggi del tutto dimenticata: Maria Assunta Volpi Nannipieri, in arte Mura. Il saggio di Marcello Sorgi è snello, documentatissimo, la scrittura elegante e scorrevole.
Mura nasce nel 1892 a Bologna da una famiglia modesta, si trasferisce prima a Livorno e poi a Milano. A Gavirate, sul lago di Varese, conosce una celebre scrittrice e poetessa, Annie Vivanti, amante clandestina di Giosuè Carducci. È Annie a iniziarla alla scrittura. Anche il nom de plume, Mura, è tratto da un romanzo di Annie Vivanti.
La vita professionale di Mura si intrecciò con quella di Liala (Liana Negretti), scrittrice molto prolifica di best sellers per signore, ma le due donne non si intesero mai, anzi si ostacolarono.
Mura diventa nella Milano dei primi del 900 una famosa giornalista d’inchiesta, scrisse su importanti quotidiani, tenne rubriche di corrispondenza con le lettrici su riviste femminili, fu scrittrice di novelle e romanzi a puntate che superarono il genere rosa, inserendovi una punta di erotismo e di perversione insolita per quel periodo. Il successo editoriale la consacrò fra le autrici più vendute del periodo. Parallelamente viaggia molto all’estero, ha una vita sentimentale movimentata.
La sua fu un’ascesa costante inarrestabile fino al 1934, quando la censura fascista fece sequestrare tutte le copie del romanzo “Sambadù, amore negro”. Il romanzo fu accusato di offendere “la libertà della razza”. Quello che attrasse l’attenzione della censura di cui era a capo Galeazzo Ciano fu la copertina, una giovane donna bianca e bionda quasi nuda che balla con un uomo nero dai tratti scimmieschi. È la storia di un matrimonio misto che finisce miseramente. Commenta Sorgi che la censura e la conseguente caduta in disgrazia di Mura, “attenzionata” dalla polizia politica, sono incomprensibili in quanto il romanzo inserisce nella trama molti argomenti razzisti per esaltare la razza bianca.
La censura si spiega con il fatto che il romanzo non fu letto da nessuno prima di ordinare il sequestro. Allora perché la censura? Oltre che una censura ai suoi scritti, sostiene l’autore nel saggio, “Mura deve pagare…. Perché nessuno condivide le ragioni del suo stile di vita, delle sue amicizie, dei suoi amori”.
Certamente la sua condotta di vita era all’opposto dell’idea della donna che propagandava il regime, purtuttavia nei suoi romanzi l’indagine su l’amore e le passioni è stemperata dalla salvaguardia dei valori tradizionali graditi al regime del matrimonio e della maternità.
Dopo una vita “spericolata”, anche la fine di Mura è spettacolare, suo malgrado: al ritorno dalla Libia nel 1940 l’aereo della neonata aviazione civile su cui viaggia si schianta a Vulcano urtando la montagna. L’incidente, a causa della notorietà della scrittrice e dei militari a bordo, mette in imbarazzo il regime e personalmente Mussolini. Fu un errore umano o un attentato?
Sorgi giunge alla conclusione, grazie a un’attenta ricerca documentaria, che la causa del disastro fu una falla nelle comunicazioni fra la torre di controllo e il pilota del velivolo. Si aprì un’inchiesta giudiziaria. Il ministero decise di omettere di inviare al magistrato inquirente la notizia dell’errore nelle comunicazioni della torre di controllo al pilota perché lo scandalo avrebbe nociuto alla propaganda che il regime sta facendo intorno all’aviazione civile.
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