Dove sei quando scrivi? Sia fisicamente che mentalmente
Dappertutto e in nessun luogo, come Darkman. Scrivo per passione, il che significa che devo farlo non appena riesco ad averne occasione, fra un impegno lavorativo e una commissione domestica, nelle situazioni più scomode e meno "ispiratrici", ma tocca fare di necessità virtù.
Per anni ho dovuto raggiungere il posto di lavoro mediante treno regionale: la maggior parte delle notizie, recensioni, racconti e saggi apparsi a mia firma su ThrillerMagazine sono stati scritti su un sedile di carro bestiame regionale, con nelle orecchie l'album "Deggial" del gruppo metal svedese Therion, sempre lo stesso per almeno sette anni, cioè la musica più sfonda-timpani che io sia riuscito a trovare così da sovrastare il berciare molesto delle scimmie urlatrici che frequentano i treni regionali, desiderosi di urlare a squarciagola i propri pensieri più segreti ad una platea più vasta possibile. Antichi miti arcaici parlano di pendolari che leggono durante il viaggio, ma sono leggende che appartengono a tempi magici.
Il problema delle scimmie urlatrici in realtà si ripropone in qualsiasi ambito della mia vita, e dato che per scrivere qualsiasi cosa ho bisogno di un minimo di concentrazione, ecco che avere del rumore indistinto a sfondarmi le orecchie è base fondamentale di ogni "sessione di scrittura". Una volta ho scritto un intero racconto nel bagno dell'ufficio dove lavoro, il che ha risolto alla perfezione ben due problemi: sono riuscito ad avere il tanto prezioso silenzio per concentrarmi, e lo sciacquone del water è stato perfetto come "poggia-smartphone", così da poter usare entrambi gli indici per scrivere. Mi piacerebbe raccontare aneddoti più edificanti, ma scrivere per passione e non per professione significa anche questo.
Solo di rado ho la possibilità di scrivere comodamente al PC di casa, visto che il lavoro mi porta via la maggior parte di ogni giornata, e quand'ero pendolare usavo un EEE PC, grande invenzione che purtroppo ha avuto vita breve: era un portatile davvero portatile, per ridottissime dimensioni, e per anni è stato valido alleato, prima che dal 2012 iniziassi ad usare lo smartphone per tutto, dal leggere (libri, fumetti, siti, ecc.) allo scrivere. E, ovviamente, per mandare musica metal a manetta in cuffia quando le scimmie iniziano ad urlare.
Come scegli le tue vittime, e i tuoi assassini?
Sono ormai quasi dieci anni che non scrivo più avventure per il mio Marlowe, le quali potevano avere vittime e assassini, ma prendo la domanda più in generale e rispondo in generale: i personaggi non li scelgo io, sono scelto da loro. Ho sposato in pieno la filosofia bergonzoniana («Non sono uno scrittore, sono uno scritturato; non sono un autore, sono un autorizzato») e io mi limito ad aspettare che i personaggi vengano a trovarmi, passando poi a scrivere ciò che mi suggeriscono.
Da quando ho fatto «voto di vastità» (citando di nuovo Bergonzoni) e curo vari blog, anche a cadenza giornaliera, da quando cioè mi sono dato alla saggistica – mia vera grande passione – l'ispirazione non viene più a trovarmi e i personaggi, che siano vittime o assassini, non vengono più a raccontarmi le loro storie. Io però rimango in attesa, i miei contatti ce li hanno…
Qual é il tuo modus operandi?
Sia che voglia scrivere narrativa o saggistica, il mio metodo è lo stesso: l'idea rimane a macerare in testa mentre mi dedico alla spina dorsale di un qualsiasi scritto: la ricerca. Non ho alcun interesse nel frutto dei miei pensieri o negli aneliti del mio cuore, non mi diverte scrivere "a vuoto", cioè testi personali, e visto che scrivo unicamente per divertimento mi posso prendere il lusso di non farlo. Solo se trovo una intrigante base di ricerche allora mi getto nell'impresa.
Nel campo della recensione cinematografica, a cui da ormai dieci anni ho dedicato un blog ("Il Zinefilo", https://ilzinefilo.wordpress.com/), significa che trovo noioso e credo poco interessante per qualsiasi lettore il mettermi a recensire un film basandomi su mie opinioni personali, che trovo inutili io e quindi immaginarsi chi le legga. Quando posso, scelgo sempre film o serie di film sui quali esista del materiale su cui studiare – interviste, dietro le quinte, rivelazioni "scottanti", ecc. – saggi da sfogliare e in generale testi da citare, perché così magari faccio venir voglia a qualche lettore di non limitarsi alle opinioni "usa e getta", essendoci molto di più sotto la superficie.
Per i racconti il discorso è identico, anche se lì purtroppo ho bisogno che l'ispirazione venga a visitarmi, ed è una Musa capricciosa e dispettosa. Per esempio nello scrivere alcune avventure horror ambientate nella Roma del 1849 il mio primo compito è stato scoprire che mondo fosse, come si vivesse all'epoca, cosa si conoscesse o – ancora più gustoso – cosa si pensasse di conoscere. Grazie al fatto che, all'insaputa di tutti, stiamo vivendo un'epoca in cui per la prima volta in diecimila anni di storia umana chiunque ha accesso in qualsiasi momento alla più grande mole di dati mai apparsa sulla Terra, ho trovato manuali tecnici dell'epoca che spiegavano il funzionamento di alcuni ghiotti strumenti che ho subito utilizzato per i miei racconti: non ho idea se davvero i pirofori funzionassero come descritto in quei manuali, ma il fatto di essere lì annoverati e spiegati significa che si pensava funzionassero così. Esattamente come si pensava che fumare faccia bene alla salute: non amo i falsi storici e i revisionismi modaioli che infestano tutti i prodotti storici, che senso ha scrivere una storia dalla sensibilità moderna ambientandola in un'epoca in cui sarebbe stata totalmente impossibile?
Quindi il mio modus operandi è sempre e solo la ricerca, la parte che preferisco di ogni mia scrittura, al di là dell'obiettivo finale.
Chi sono i tuoi complici?
Uno l'ho già citato, lo smartphone, che nel 2012 è subentrato al PC portatile che per quattro anni è stato mio fenomenale compagno di viaggio. Dato il caleidoscopio di contenitori per cui dovevo scrivere – da ThrillerMagazine a WordPress, da ForumFree a FanFictionZone, fino a Sigil per creare i miei eBook autopubblicati – è stato ben presto chiaro che usare il classico Word faceva solo perdere un gran mucchio di tempo: l'unico modo per scrivere un testo compatibile con tutti i contenitori è usare il caro vecchio HTML. Se per esempio uso i codici HTML per il corsivo, o il neretto, quello sarà riconosciuto da tutti – a parte ForumFree, che usa le parentesi quadre invece delle triangolari – e farà risparmiare un mare di tempo. Stesso discorso per i codici di formattazione testo, ad eccezione di quelli più complessi che comunque andranno impostati a parte. Scrivere su smartphone usando i codici HTML mi ha fatto risparmiare tempo prezioso, soprattutto per chi come me deve rubacchiare tempo qua e là per scrivere.
Altro insostituibile complice è ovviamente la Rete, sia per ricerche generiche che per ricerche più approfondite, grazie a fenomenali biblioteche di Babele come Archive.org, sebbene ultimamente sia stato "aggiornato": ogni aggiornamento, in qualsiasi ambito, è solo un ripitturare di letame qualcosa che funzionava bene, in modo che non funzioni più bene. È il cerchio della vita: quando nasce una cosa bella la si mangia, la si defeca, e la si presenta come "upgrade". Per fortuna ho anche sterminati archivi personali a darmi una mano.
Infine, mi piace citare come "complice" anche chi ha già scritto qualcosa di simile a ciò che ho intenzione di fare io, ma questo vale solo per la narrativa: se devo studiare un film preferisco prima farlo per conto mio e poi semmai spulciare chi l'ha già recensito, di solito scoprendo che non ha fatto alcuna ricerca. In narrativa invece mi piace chi è già stato sui campi che voglio coltivare così da impicciarmi dei semi che ha usato. Scoprendo magari invece di ritrovarmi solo ad arare un campo vergine, come è successo anni fa quando per una fan fiction con una corsa d'auto ho scoperto che non esistevano romanzi sulle corse d'auto, o se esistevano nessuno li conosceva o citava. Ho dovuto improvvisare e non mi ha fatto sentire tranquillo nello scrivere.
Che rapporti hai con i tuoi lettori e le tue lettrici? Avanti, parla!
Ho fede che esistano, miei lettori/rici, ma come ogni fede non si basa su dati concreti. No, scherzo, ci sono "commentatori fissi" che vengono a trovarmi nei miei blog e danno prova di aver letto le mie "ricerche-recensioni", con in più casi di lettori "ispirati" a iniziare loro personali ricerche sugli argomenti trattati, il che mi rende particolarmente fiero, da bravo "untore" quale ambisco d'essere. È per questo che alla fine ho prediletto questa forma d'espressione: in tanti anni di recensioni, racconti ed eBook autopubblicati mi sembrava di parlare da solo in una stanza vuota, e non è una bella sensazione, soprattutto se si scrive unicamente per voglia di comunicare e condividere passioni. Persino dalle fan fiction ho ricevuto qualche segno di lettura, seppur minimo, e se mai l'ispirazione dovesse tornare a trovarmi sarebbe bello scriverne altre.
Che messaggio vuoi dare con le tue opere?
Ho la pretesa di considerarmi come gli angeli di Wim Wenders, non perché io mi veda angelico ma perché come loro non sono messaggio, bensì messaggero. L'unica mia forza motrice è condividere la mia passione, impresa impossibile nella mia realtà quotidiana – vivendo, come detto, a mo' di Leggenda mathesoniana in un mondo abitato da scimmie urlatrici – e quindi ricorro ad opere scritte da far viaggiare per la Rete. In esse non c'è alcun "messaggio", c'è un racconto che cerca di porre l'accento su elementi che mi hanno colpito e che magari predispongo in modi particolari perché attirino l'attenzione di altri.
Per fare un esempio, nell'unico romanzo che ho scritto (Le mani di Madian, 2014) l'accento non è posto solo sulla trama giallo-thriller, c'è un numero così elevato di vere opere citate ed elaborate che alla fine spero di cuore che il lettore corra a recuperarle tutte, intrigato dai tanti spunti preesistenti che ho disposto in un modo che ho l'ardire di considerare inedito.
Questo non significa che non abbia niente da dire, tutt'altro, è solo che le mie opinioni personali, la mia visione del mondo e la mia "filosofia" sono tutte cose che reputo decisamente poco interessanti a raccontarle in modo diretto: molto più divertente nascondere tutto in un testo che parli d'altro, magari una recensione cinematografica, e farle agitare sotto traccia. Chi segue i miei blog sa che l'immagine precede sempre il reale, concetto che cito spesso e che ho appreso dal filosofo Franco Farinelli
in disaccordo con il filosofo Jacques Derrida (i due infatti usavano il concetto per indicare epoche diverse). Se io mi mettessi a scrivere un articolo sull'argomento farei sbadigliare me stesso in primis e nessuno leggerebbe oltre la seconda riga, se invece uso il concetto per spiegare l'immaginario collettivo, dove prima viene la narrativa e poi viene il reale, cioè il plagio di una finzione, ecco che posso divertirmi a nascondere un "messaggio" in un articolo che parli di tutt'altro, come per esempio una serie di film o di libri.
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