Dove sei quando scrivi? Sia fisicamente che mentalmente.
Fisicamente sono dovunque mi capiti di avere un po' di tempo. Nella mia vita ideale sono nel mio studio, davanti alle finestre sul paese e circondato dai libri. Mentalmente sono dentro la storia che scrivo, totalmente.
Come scegli le tue vittime, e i tuoi assassini? Confessa!
Scelgo solo le vittime, di solito le più strane e impensabili per quella situazione, le più adatte ad un mistero. Gi assassini li scopro indagando assieme al detective.
Qual è il tuo modus operandi?
Corro dietro alla storia, pagina dopo pagina, senza sapere mai quello che accadrà dopo. Se c'è una suggestione che mi affascina la seguo, non importa come andrà a finire. Sono fortunato perché alla fine più o meno tutto torna.
Chi sono i tuoi complici?
Gli amici scrittori con cui mi confronto sempre, a voce, ma soprattutto quelli con cui mi confronto attraverso le parole, cioè gli autori dei libri che leggo. E poi i tecnici del settore: medici, psichiatri, forze dell'ordine. Brutto dire che i miei complici siano poliziotti, ma è così.
Avanti, parla! Che rapporti hai con i tuoi lettori e le tue lettrici?
Ecco, mi avete scoperto. I miei veri complici sono loro. Ho un rapporto molto stretto con chi mi legge, come diceva Borges "quando scrivo so di avere un lettore dietro le spalle, ma non mi volto a guardarlo". È una cosa un po' misteriosa, che mi piace molto.
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