Dove sei quando scrivi? Sia fisicamente che mentalmente
Fisicamente posso essere al computer o con un quaderno e una penna, preferibilmente all'aperto. Mentalmente sono nell'universo immaginario delle storie che scrivo.
Come scegli le tue vittime, e i tuoi assassini?
Non c'è un metodo fisso per la scelta di vittime e assassini. Di solito all'inizio c'è una storia, una trama, poi si delineano i personaggi.
Qual é il tuo modus operandi?
Prima preparo un piano, come per la rapina di una banca. Raccolgo informazioni, mi apposto dove posso vedere tutte le mosse di cassieri e clienti o le squadre che ritirano il denaro (nel caso della narrativa significa per me installarmi in altre opere di altri autori, sia letterarie che cinematografiche, anche fumetti, per capire cosa rubare e poi riciclare). Poi faccio uno schema delle entrate e uscite della banca, valuto le telecamere che osservano (cioè traccio un "indice" provvisorio della storia e considero i rischi). Poi passo all'azione.
Chi sono i tuoi complici?
In genere lavoro da solo, senza nemmeno un palo. È il brivido del colpo realizzato da una sola persona. Per il futuro non escludo complici che scrivano con me (c'era qualche progetto in questo senso negli anni passati con la "banda" neonoir di cui facevo parte).
Che rapporti hai con i tuoi lettori e le tue lettrici? Avanti, parla!
Sono il mio destinatario, quelli che avranno i soldi che ho rubato. Li stimo, perché condividono il rischio con me. Difficilmente li conosco, però ho clienti fissi, pochissimi ma buoni, che ammirano i miei colpi in banca.
Che messaggio vuoi dare con le tue opere?
Nessun messaggio, ogni lettore deve usufruire dei miei testi come preferisce e trarne le conseguenze che vuole. Ho affermato varie volte che ambisco a una narrativa che sia contemporanemante "droga e grimaldello", per rimanere nelle metafore delinquenziali. Droga per garantire qualche ora di evasione al lettore, e grimaldello per indurlo a pensare grazie a quelle letture ed eventualmente maturare una ribellione all'esistente.
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