“So chi è l’assassino”, esordì il Commissario.
“Non mi dirà che è stato il Lupo”, rispose il Giudice Capo, che proprio
perché Capo era più intelligente della media. “Sarebbe troppo
facile, in ogni delitto il primo sospettato è proprio lui”.
“Certo che no”, negò il Commissario, “il Lupo avrebbe potuto mangiarsi
la Bimba ancora nel bosco, senza bisogno di tutta quella messinscena.
"Ma”, continuò “vediamo di analizzare i fatti. Innanzitutto i
personaggi: la Bimba, la Nonna, il Lupo e il Cacciatore”.
“Già!”, annuì il Giudice, “Lei allora pensa al meno sospettato, come
in ogni giallo che si rispetti. Cioè il Cacciatore”.
Il Commissario si mise comodo. “Non nascondo che il fatto che sia
l’unico armato di fucile mi ha fuorviato, all’inizio. Però…”.
“Però? L’ascolto”. Il Giudice indicò una scatola di mentine. “Ne prenda
una”.
“Grazie. Però”, riprese il Commissario, “il Cacciatore arriva sulla scena
del delitto nel momento giusto. Troppo giusto. E io non credo nelle
coincidenze”.
“Allora?”. Il Giudice sembrava sulle spine.
“Allora credo che il Cacciatore sia solo un complice”, buttò lì il Commissario.
“Un complice… ma di chi?”. Malgrado la sua intelligenza, il Giudice
non c’era ancora arrivato.
Il Commissario sorrise trionfante: “Abbiamo sbagliato a pensare che
la vittima designata fosse la Bimba. In realtà era tutto organizzato per
far fuori la Nonna. Che era malata da tempo e con un’emozione così
non ha tardato a tirare le cuoia. E che, soprattutto, sotto il materasso
aveva un bel malloppo”.
“Ma quali prove ci sono?”. chiese il Giudice, dubbioso.
“Sembra che i due fossero amanti. Li abbiamo fermati mentre stavano
per imbarcarsi sul volo per le Seychelles”. Il Commissario si concesse
un’altra mentina. “Lei è stata riconosciuta perché aveva ancora il cappuccio
rosso”.
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