Emilio Salgari inventava storie da proporre ai propri lettori e inventava la propria vita, dicendo che era Capitano, che aveva viaggiato per mare, cercava anche di difendere queste sue fantasie sfidando a duello chi le metteva in dubbio. Salgari inventava la propria vita proiettandoci quella che inventava per le sue avventure su carta, e la inventava così tanto da decidere lui stesso come finirla. Oberato da debiti, con la amata moglie ricoverata in manicomio, in attesa di alcuni pagamenti che non arrivavano, con grande lucidità Emilio passa un'intera giornata a scrivere lettere di addio, forse 12, di cui sono state ritrovate solo alcune, e poi resta in attesa del pagamento, che non arriva. Passa un giorno, ne passano due. Allora saluta i figli, dice loro di andare a scuola e si avvia verso il luogo in cui andava con loro a fare pic nic, e si toglie la vita, con varie ferite da taglio, ben mirate. Il pagamento tanto atteso viene effettuato dall'editore il giorno stesso della morte. Un ritardo che costerà la vita al più grande narratore di avventure che abbiamo mai avuto in Italia. Creatore di Sandokan, di Yanez, del Corsaro Nero e di tante avventure per mare, per terra, per aria, e romanzi storici e di fantascienza e di viaggi al Polo in biblicletta, in pallone, in Africa, nel Far West, in Asia, in terre allora considerate misteriose, esotiche e conturbanti.
Tra le tante bellissime pubblicazioni Odoya propone un saggio di Felice Pozzo su Emilio Salgari, un ottimo saggio. Interessantissime, tra le tante, le notizie riguardanti le fonti, gli omaggi e gli sviluppi della storia del Corsaro Nero. Il Corsaro Nero, quasi una incarnazione dello sventurato scrittore, alla fine del romanzo piange, perché costretto per onore ad abbandonare la sua amata in mare, perché figlia del suo acerrimo nemico. Il Corsaro vede i fantasmi dei suoi fratelli uccisi, come Amleto vede il fantasma di suo padre. La scrittura di questo romanzo rende diversi omaggi, a Shakespeare, a Byron, e poi attinge a Verne a Dumas, fino a diventare un capolavoro. Salgari attingeva ovunque per costruire le sue storie, passava giornate in biblioteca per recuperare informazioni, chino sui suoi fogli, scriveva sotto pseudonimo pur di guadagnare qualcosa per mantenere la famiglia. Ed era scrupolosissimo nei conteggi di casa, nel bilancio famigliare. Pressato dai debiti, attingeva ed attingeva per scrivere le sue numerosissime storie, attingeva alla sua fantasia, alle sue forze, fino a prosciugarsi completamente.
E viveva le sue avventure. Il corsaro nero si chiamava Emilio, era italiano, nato a Ventimiglia, in Liguria. Elementi biografici della vita di Salgari appaiono in tante sue opere, nei "Naviganti della meloria", "Sull'Atlante", "La Bohème italiana", in alcuni racconti come "Una avventura del capitano Salgari in Borneo".
Felice Pozzo è un esperto, un appassionato, ben documentato. Ha scritto già diversi libri sul creatore di avventure ed ha passato molti decenni di ricerca scrupolosa tra carteggi e documenti ufficiali, smentisce alcune informazioni errate sulla vita dello scrittore, e ce ne regala altre finora inedite, fino a ricostruire "La vera storia di Emilio Salgari", un libro che appassiona, come un romanzo, il romanzo di una vita, il romanzo di una febbre fantasiosa.
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