Una serie sottovalutata, ma da non perdere è Bloodline, creata da Todd A. Kessler, Glenn Kessler e Daniel Zelman per Netflix e prodotta da Sony Pictures Television.
Si tratta di 3 stagioni di 33 episodi trasmesse da ottobre 2015 a maggio 2017.
Il family thriller sinteticamente narra di quanto e come la presenza oscura di un elemento della famiglia possa far piombare nella perdizione l’intero nucleo. E di come e quando tutto si è tragicamente innescato con colpe che vanno al di là del singolo, coinvolgendo, chi più chi meno per gravità e attribuzione, ognuno dei protagonisti.
La morale di Bloodline è che nessuno è innocente, tutti hanno una responsabilità e ogni azione corrisponde a una conseguenza.
Gli sceneggiatori pensando alla serie debbono aver attinto a nuovo e vecchio testamento. La trama prende evidentemente spunto dalla parabola del figlio prodigo, una celebre parabola di Gesù, raccontata nel Vangelo secondo Luca, e dalla vicenda biblica di Caino e Abele, i primi due figli nati da Adamo ed Eva.
Anche in Bloodline c’è infatti il ritorno di Danny (interpretato da Ben Mendelsohn che per la sua performance si è guadagnato la candidatura ai Golden Globe) che torna a casa, o meglio nell’idilliaco resort nelle isole Keys in Florida, gestito da decenni dalla sua rispettabile famiglia, i Rayburn.
Anche in Bloodline c’è un padre – Sam Shepard in una delle sue ultime apparizioni prima della scomparsa – che ha un rapporto ormai compromesso con il figlio.
Anche in Bloodline c’è la figura del protagonista portante di uno dei fratelli di Danny, John (interpretato da Kyle Chandler, l'ex coach Taylor di Friday Night Lights), che come nella parabola, non si è mai allontanato dalla famiglia e nutre un risentimento reciproco verso il fratello.
La serie è ottimamente girata e il plot ben costruito giocando su flashback,distribuiti lungo tutte le puntate, che fanno capire il giusto, ma non troppo, per tenere sempre alta la suspence di episodio in episodio fino alla fine, dove il quadro ricostruito risulta completo e le verità rivelate.
Danny è in fuga da Miami e ritorna alla casa dalla quale era fuggito anni prima, a seguito dei pesanti maltrattamenti fisici e psicologici subiti da parte del padre che lo ha sempre considerato responsabile della morte della figlia prediletta, Sarah, morta in un incidente.I Rayburn sono una famiglia dalla reputazione ineccepibile di fronte alla loro comunità e Danny minaccia di rivelare oscuri segreti.
Tra i protagonisti anche i fratelli minori di John, Meg (Linda Cardellini) e Kevin (Norbert Leo Butz), e last,butnotleast la madre Sally, interpretata dal premio Oscar Sissy Spacek in grande spolvero.
Purtroppo la serie non ha avuto quella spinta necessaria a superare il respiro delle tre stagioni. Va dettoche la stagione finale è stata tagliata di 3 episodi e le scelte degli sceneggiatori sono state molto opinabili, lasciando un vago senso di irrisolto che non può soddisfare lo spettatore abituato fin dalla prima puntata a ben altro.
Ciò succede quando il pragmatismo reale della produzione, che deve fare i conti con ascolti, incassi e budget di spesa, va a influire direttamente sulla narrativa intrinseca della storia, inquinandola e deviandola verso un indirizzo diverso da quello ipotizzato o solo da quello più logico. È una dinamica viziosa che attanaglia molte produzioni ed è una cosa che in una logica purista e ortodossa non dovrebbe essere ammessa e infatti molto spesso non è perdonata dagli spettatori che, contrariamente a cosa pensano a Hollywood, sono esigenti e difficilmente perdonano certi espedienti.
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