L’angelo del fango è il sesto romanzo dello scrittore fiorentino Leonardo Gori, il primo uscito per la casa editrice Rizzoli di Milano.

Protagonista del romanzo è ancora una volta il carabiniere Bruno Arcieri che in questa vicenda, ambientata nel 1966 a Firenze, veste i gradi di colonnello.

Incaricato dai servizi segreti della protezione del presidente della repubblica Saragat durante la sua visita alla città alluvionata, vede fallire per puro caso un clamoroso attentato ai danni del leader politico perpetrato da un gruppo di reduci di Salò, i Toscani, facenti capo al comandante, un vecchio ufficiale fascista in congedo.

L’attentato però si rivela non essere indirizzato verso Saragat e Arcieri, con il fiuto da segugio che lo contraddistingue, si mette sulle tracce del killer riuscendo a collegare il ritrovamento di un cadavere alla biblioteca nazionale con l’attentato che il gruppo dei reduci ha organizzato per togliere di mezzo un personaggio scomodo che li ricattava.

Nella ricerca del killer in cui viene affiancato da Barbagli, un giornalista con un passato non troppo chiaro nella repubblica di Salò, Arcieri si imbatte in una ragazza, Anna, che gli rivella di essere in pericolo e di avere notizie della sua vecchia fiamma, l’ebrea Elena Contini, di cui il carabiniere è sempre stato innamorato e che ha deciso di sparire in seguito al coinvolgimento in un rapimento avvenuto in Sicilia.

L’angelo del fango è un giallo d’azione ambientato in una Firenze sommersa dall’acqua e dal fango, un thriller inquieto, meticolosamente costruito e affondato nelle zone grigie del potere in Italia che dimostra il raro talento di Leonardo Gori nel fondere la realtà storica con originali trame romanzesche.

Nel libro emerge anche un forte contrasto tra il protagonista, l’ambiente in cui si muove e i personaggi con i quali interagisce.

Ariceri infatti, è una persona di vecchio stampo, con le sue regole e la sua morale, nauseato dallo scoprire una trama di agenti che fanno il doppio e il triplo gioco, ma soprattutto dallo scoprire un Italia diversa da quella per cui lui, durante la guerra ha combattuto.

Un’Italia con molti misteri, come la strage di Portella della Ginestra, dove il passato getta ancora la sua inquetante ombra sul presente.

Le pagine finali, dove emerge tutto il torbido della vicenda, con l’amarezza e la rabbia di Arcieri, che immagino sia anche quella dell’autore, sono la degna conclusione di un romanzo in cui l’equilibrio fra sotoria e finzione è dosato in maniera impeccabile.

Un ultima curiosità da sottolineare, è che nel libro compare, in un cameo, il personaggio del commissario Bordelli, protagonista dei romanzi di Marco Vichi.