Proseguono le avventure del poliziotto Melchor Marin, inventato o preso dalla realtà, dello scrittore spagnolo Javier Cercas, già protagonista del precedente, avvincente romanzo, un autentico thriller, Terra Alta. Lo reincontriamo ora in Indipendenza, edito come il precedente da Guanda e, come il precedente, tradotto dall’ottimo Bruno Arpaia. Chi l’ha letto ricorderà Terra Alta: Melchor, autore, nel corso di un attentato, dell’omicidio di quattro terroristi islamisti, viene mandato dai suoi superiori quasi in incognito, al fine di proteggerlo da possibili rappresaglie degli stessi islamisti, in una provincia tranquilla, Terra Alta, appunto, dove però improvvisamente si trova alle prese con un terribile delitto di sangue. Melchor non è un tipo tranquillo: figlio di una prostituta, uccisa non si sa da chi, bazzica da giovane il mondo dei trafficanti di droga, che lo porterà dritto in carcere. Qui, grazie a un uomo, un francese, accusato di uxoricidio, si appassiona alla lettura, ai grandi romanzi classici e, tra questi, in particolare, a I miserabili di Victor Hugo, identificandosi così tanto in Jean Valjean, da votarsi al bene una volta uscito dal carcere, tanto da diventare poliziotto, per diventare, in questa veste, un poliziotto tenace come, sempre stando a I miserabili, lo Javert di Victor Hugo. Per Melchor la sfida della sua vita di poliziotto sarà trovare gli assassini della madre.
Ci riuscirà in questo nuovo romanzo che lo vede protagonista e che in molte parti riprende i temi di Terra Alta? Di più, il romanzo fa spesso riferimento a Terra Alta addirittura come libro, con tanto di nome e cognome, di Javier Cercas, romanzo del quale tutti i personaggi, più o meno, hanno notizia quando non l’hanno letto, meno – per una vena di finta modestia dell’autore – lo stesso Melchor che ne è protagonista. Ma i due romanzi, comunque, sono meritevoli di essere letti, così come, vale la pena di ribadirlo, tutti i romanzi dello scrittore spagnolo, a cominciare da quel “Soldati di Salamina”.
Intanto, anche qui come in Terra Alta, c’è tutta una nuova indagine poliziesca da seguire: quella di un tentativo di ricatto della sindaca di Barcellona. A scanso di equivoci, non è l’attuale sindaca di Barcellona, Ada Colau, ma una ipotetica succeditrice. Qualcuno le ha chiesto una ingente somma di denaro in cambio di un filmato che la riprende in alcune scene di orgia sessuale che, se di dominio pubblico, le rovinerebbero la carriera politica. L’indagine viene affidata a un corpo specializzato in sequestri ed estorisioni della polizia, che risponde all’ispettore Blai, che abbiamo conosciuto sergente già in Terra Alta e che ora ha fatto carriera. Ed è l’ispettore Blai che richiede il ritorno di Melchor a Barcellona, affinché dia una mano alla squadra, a corto di uomini, tutto com’è in mano all’indaffaratissimo collega Vàzquez, già alle prese con il sequestro della figlia di un boss della criminalità organizzata e, lo sapremo nel corso del racconto, non proprio stabile psicologicamente. E così sarà, in una indagine che – al netto delle più banali annotazioni classiste per cui tutti i ricchi sarebbero sempre e comunque cattivi, disonesti, fetenti e viziati – avvincerà il lettore, dando uno spaccato della vita politica spagnola nella quale non è difficile riscontrare alcuni tratti molto comuni a quella italiana. E’ sufficiente leggere passi come questo per ritrovarci in ambiti che ricordano molto personaggi del nostro più recente passato: “un signor Nessuno arriva al potere spinto da potenti, il potere trasforma il signor Nessuno in leader carismatico (è quello che fa quasi sempre il potere, per quanto stupido sia il signor Nessuno) e il leader carismatico si disfa o tenta di disfarsi dei potenti che l’hanno portato in cima”.
Così come certi fatti di cronaca, che Cercas narra, relativi a ragazze incontrate in discoteca, fatte ubriacare, magari stordite con qualche pillola versata nel bicchiere e quindi stuprate da un gruppetto di ragazzi in vena di una serata brava, magari da immortalare con un filmato.
Sono tutti aspetti che emergeranno attraverso gli snodi di una storia che esprime anche altre verità come la precarietà della carriera politica, ma non solo politica se vissuta senza i necessari compromessi, col rischio di cadute dalle quali poi resta difficile rialzarsi, anche a causa di una magistratura che gioca sporco seguendo interessi che assai poco hanno a che fare con quelli della verità e della giustizia. E allora capita, magari, che qualcuno, esacerbato, disperato, debole, reagisca in maniera tale da risultare più controproducente che salvifica della condizione estrema a cui si è giunti, ideando soluzioni che – lo insegnerà Melchor nel finale – hanno bisogno di una mancanza di scrupoli capace soprattutto di agire in totale anonimità e copertura per essere efficace.
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